La gardenia è un fiore elegante e femminile, proprio per questo è stato scelto per supportare le iniziative Aism in occasione della festa della donna: una volta acquistata, come prendersene cura e preservare la fioritura?
L’Aism ha deciso di vendere ortensie e gardenie nelle principali piazze italiane per supportare la ricerca e l’assistenza ai malati di sclerosi multipla. La scelta è legata anche alle caratteristiche di questi due splendidi fiori: eleganti e femminili, sottolineano lo stretto legame tra le donne e la malattia visto che quest’ultime sono colpite il doppio rispetto agli uomini. Acquistare la gardenia dell’Aism ha un valore benefico non indifferente ma una volta portata a casa la domanda sorge spontanea: come prendersi cura di questa pianta per farla crescere e preservare la fioritura?
In Europa sono diffuse circa 10 specie diverse di gardenie, dotate di foglie piuttosto grandi di un verde molto intenso, lucide e spesse. La caratteristica principale, comunque, è il fiore: di grandi dimensioni, ha una colorazione bianca o tendente al crema, e un profumo intenso. Purtroppo però i fiori sono effimeri: presenti solo in alcuni periodi dell’anno (le gardenie fioriscono tra la primavera e l’autunno), durano circa 3 giorni da quando sbocciano completamente. La buona notizia è che si possono coltivare sia in vaso che in giardino.
La gardenia infatti vive bene all’interno dei vasi, basta fare attenzione a qualche particolare. La terra di cui necessita è acidofila e deve avere un pH inferiore a 6. Per creare questa caratteristiche il consiglio è di usare un mix di torba, sabbia e appositi fertilizzanti. È importante poi scegliere la posizione giusta: la pianta dev’essere messa in una stanza ben illuminata ma non deve essere sottoposta al contatto diretto coi raggi del sole, i quali potrebbero danneggiarla. Infine, il fattore umidità. Ovviamente non è necessario umidificare l’intero ambiente, basta vaporizzare dell’acqua sulle foglie quando la pianta è priva di fiori o di germogli oppure posizionare delle ciotole d’acqua – destinata ad evaporare piano piano – in prossimità della pianta.
Per l’innaffiatura serve acqua tiepida e poco calcarea (si può far bollire l’acqua aggiungendo qualche goccia di aceto per ridurre i carbonati). L’acqua può anche essere utilizzata per sciogliere il concime liquido, cui ricorrere con regolarità: ogni 15 giorni in estate, ogni 2 mesi in inverno. Se la pianta dovesse perdere boccioli e fiori con ogni probabilità la causa è da ricercare nella carenza di umidità. Per rimediare è necessario inserirla in un ambiente luminoso, innaffiarla più spesso e magari accostarla ad altre piante che potranno ricreare un ambiente quanto più simile a quello fisiologico. Se l’acqua contiene troppo calcare potrebbe provocare la cosiddetta clorosi: in questo caso occorre pensare a periodici rinvasi e all’uso di un
fertilizzante specifico.
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