Un bambino di 4 anni affetto da leucemia linfoblastica acuta refrattaria a terapie convenzionali è guarito in poche settimane grazie ad un’innovativa tecnica di riprogrammazione cellulare messa in atto dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma.
Un bambino di 4 anni affetto da leucemia linfoblastica acuta refrattaria a terapie convenzionali è il primo paziente italiano a guarire grazie ad una nuova tecnica di programmazione e reinfusione cellulare. La storia di questo piccolo paziente fa ben sperare per il futuro e, sebbene i medici vogliano procedere con i piedi di piombi anziché creare illusioni, i risultati meritano senza dubbio una menzione approfondita. Ad un mese dall’infusione, infatti, delle cellule riprogrammate in laboratorio il piccolo paziente è stato dimesso: nel suo sangue non c’è più traccia delle cellule tumorali.
Si tratta del primo caso in Italia e ha segnato un punto importante per la medicina. Questa innovativa tecnica si sviluppa in 4 fasi: nella prima vengono estratti i linfociti T dal sangue del paziente. Il dna di queste cellule viene poi modificato in laboratorio al fine di inserire al loro interno sia un recettore che li “abilita” ad attaccare le cellule leucemiche sia un “gene suicida” da attivare nel caso in cui si verifichino degli effetti collaterali. A questo punto le cellule modificate vengono moltiplicate in laboratorio prima di essere reinfuse nel paziente. L’ultima fase è quella risolutiva: i linfociti reinfusi si attivano contro le cellule tumorali del malato, eliminandole.
Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Onco-Ematologia Pediatrica, Terapia Cellulare e Genica dell’Ospedale, ha dichiarato che “l’infusione di linfociti geneticamente modificati per essere reindirizzati con precisione verso il bersaglio tumorale rappresenta un approccio innovativo alla cura delle neoplasie e carico di prospettive incoraggianti. Certamente però siamo in una fase ancora preliminare, che ci obbliga ad esprimerci con cautela”. La notizia comunque non può che generare entusiasmo e orgoglio: un bimbo leucemico di 4 anni può ricominciare a vivere, stavolta da soggetto sano.
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