Impossibile non notare Erika Ciaccia nella quarta edizione di Hell’s Kitchen Italia: fascia colorata tra i capelli, rossetto rosso sulle labbra e tanta fantasia nei piatti, assaggio dopo assaggio la chef pugliese ha stupito Carlo Cracco e il pubblico a casa. Accontentatasi del secondo posto, Erika non ha di certo perso l’allegria ed è tornata ancora più carica nella bella terrazza panoramica del ristorante di famiglia, aperto sin dall’89. A VelvetBody ha raccontato i segreti della sua cucina con la “D” maiuscola e la passione sfrenata per l’impiattamento.
Erika, in cosa ti ha fatto crescere l’esperienza a Hell’s Kitchen?
È stata un’esperienza stupenda che a livello lavorativo mi ha aperto un mondo e mi ha dato fiducia. Al Sud abbiamo per così dire una pecca: la cucina è cambiata, non è più quella di una volta. Questi cambiamenti però non sempre vengono graditi: bisogna scontrarsi col gusto dei clienti. D’altronde la cucina è soggettiva: ci sono clienti che amano il mio modo di cucinare e di osare, altri gradiscono meno questa estrosità!
A livello personale mi è servito a capire che bisogna confrontarsi con tante persone e che hai molto da imparare da ognuno di loro. A Hell’s Kitchen c’erano 14 professionisti tutti molto bravi e sono tornata a casa con un bagaglio molto diverso.
L’ingrediente preferito scelto all’inizio di Hell’s Kitchen era lo zenzero. Come possiamo utilizzarlo nelle normali ricette da fare in casa?
Lo zenzero è una radice importante e può essere servito in molti modi. Può aggiungere odore ad una tisana, arricchire una crema e così via. Si tratta di un ingrediente adattabile dal dolce all’entrée.
Quanto ci tieni a dieta e corretta alimentazione?
In realtà amo molto mangiare anche se non si vede. Mangio per voglie più che per nutrirmi. Lo faccio di continuo, voglio assaggiare tutto, anche cibi pesanti (panzerotti, melanzane ripiene, polpette…). Se posso mangio qualsiasi cosa, sarà forse anche per il mestiere che ho scelto?
Come definiresti la tua cucina?
Mi piace dire che la mia è una cucina con la D grande, la D di Donna. Col passare del tempo mi sono accorta che i clienti capiscono subito se il piatto è stato fatto da una donna o da un uomo. Prima non lo sapevo ma ora mi sono resa conto che la mano di una donna è completamente diversa. Personalmente amo impiattare al pass e nel mio ristorante sto proprio lì, a strutturare il piatto. Adoro colorare, scarabocchiare, sporcare il piatto.
Anche l’occhio vuole la sua parte…
Sì e di solito usiamo anche piatti molto particolari, magari con le pietre o con il vetro colorato. Faccio un esempio: per rendere omaggio agli ulivi della Puglia abbiamo ricoperto un ramoscello con vernice alimentare e ci serviamo uno dei nostri piatti forti, a base di gamberi e scampi.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Voglio continuare a crescere, c’è sempre da imparare come in ogni mestiere. Voglio spostarmi per fare nuove esperienze ma il mio sogno è anche social: voglio aprire un blog dal quale presentare ricette in chiave fashion per essere seguita dal pubblico più vario possibile. Dalla casalinga all’universitaria, voglio che mi rubino tante idee e che seguirmi sia facile per tutti.
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