Marina Ripa di Meana ha commosso col suo video-testamento: accanto a Maria Antonietta Farina Coscioni ha lanciato le ultime volontà prima di ricorrere alla sedazione profonda continuata.
Marina Ripa di Meana si è spenta il 5 gennaio 2017 a 76 anni dopo una battaglia contro il cancro durata oltre un decennio. In vita non si era mai risparmiata e ha combattuto le sue battaglie con la massima determinazione. Il video messaggio affidato a Radio Radicale e trasmesso dal Tg5 l’ha voluto dimostrare in forza e coerenza, rappresentando in fondo una sorta di testamento volto a spingere alla riflessione i malati di tumore. Accanto a lei
c’è Maria Antonietta Coscioni, cui viene affidata una lettera.
Come si può vedere dal video in apertura è proprio quest’ultima a leggere la lettera della Ripa di Meana, troppo debilitata per affrontare la videocamera a viso aperto: “Dopo Natale le mie condizioni di salute sono precipitate. Il respiro, la parola, il mangiare, alzarmi: tutto, ormai, mi è difficile, mi procura dolore insopportabile: il tumore ormai si è impossessato del mio corpo. Ma non della mia mente, della mia coscienza”, ha scritto. E poi prosegue senza mezzi termini: “Ho chiamato Maria Antonietta Farina Coscioni, persona di cui mi fido e che stimo per la sua storia personale, per comunicarle che il momento della fine è davvero giunto. Le ho chiesto di parlarle, lei è venuta. Le ho manifestato l’idea del suicidio assistito in Svizzera. Lei mi ha detto che potevo percorrere la via italiana delle cure palliative con la sedazione profonda”.
È a questo punto che il racconto diventa un messaggio commovente ma al tempo stesso potente, totalmente coerente con il suo modo di fare. L’argomento chiave resta la sedazione profonda: “Io che ho viaggiato con la mente e con il corpo per tutta la mia vita, non sapevo, non conoscevo questa via. Mi ha anche spiegato che posso essere assistita qui a casa, posso scegliere di intraprendere questo ultimo tratto di strada della mia vita tra i mie affetti più cari, i mie amici, il mio mondo”, aggiunge. “Ora so che non devo andare in Svizzera. Vorrei dirlo a quanti pensano che per liberarsi per sempre dal male si sia costretti ad andare in Svizzera, come io credevo di dover fare. È con Maria Antonietta Farina Coscioni che voglio lanciare questo messaggio, questo mio ultimo tratto: per dire che anche a casa propria, o in un ospedale, con un tumore, una persona deve sapere che può scegliere di tornare alla terra senza ulteriori e inutili sofferenze”. ”Fallo sapere, fatelo sapere”, ha poi concluso con un filo di voce.
Ma cos’è la “sedazione profonda”? Essa fa parte della medicina palliativa e fa ricorso alla somministrazione intenzionale di farmaci, per ridurre – fino ad annullare – la coscienza del paziente. L’obiettivo è quello di alleviare i sintomi fisici o psichici di una patologia, quando essi diventano ormai ardui da tollerare e refrattari a qualsiasi trattamento. Si adotta la sedazione profonda (previo consenso informato) quando non c’è più alcuna possibilità di guarigione. Per la Ripa di Meana ogni paziente dovrebbe decidere come finire il proprio viaggio: per lei è stato così e diffondere la sua storia può rappresentare davvero un sollievo per i malati terminali.
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