I probiotici si sono rivelati efficaci contro le colichette, una delle maggiori preoccupazioni dei neogenitori: i bimbi stanno male ma mamma e papà non hanno mai avuto molte soluzioni a disposizione… Fino ad ora.
La maggior parte dei genitori è costretta ad affrontare le colichette, ovvero il pianto ininterrotto dei loro bambini in alcuni momenti della giornata. Ad esserne colpito è 1 neonato su 5 ma ci sono due cose da sapere prima di ogni altra: la notizia positiva è che le colichette non lasciano alcuna conseguenza né strascico nel piccolo, quella negativa è che possono verificarsi casi di stress o depressione nei genitori (soprattutto se si tratta del primo figlio). Sembra tuttavia che gli esperti abbiano trovato una soluzione a questo incubo.
È stata fatta una revisione approfondita degli studi sul tema, pubblicando poi alcune considerazioni sulla rivista Pediatrics. A quanto pare è emerso che un particolare probiotico è in grado di alleviare il problema, interrompendo così quei pianti prolungati e inconsolabili la cui causa esatta è tutt’ora sconosciuta. L’analisi ha preso in esame 4 studi, di cui uno effettuato in Italia, sugli effetti del Lactobacillus reuteri DSM17398. Lo studio ha coinvolto 345 bambini (quasi tutti allattati al seno): metà sono stati trattati con il sopracitato probiotico mentre l’altra metà con un placebo.
Dopo 14 giorni quasi il 60 per cento dei piccoli trattati è migliorato, con una riduzione del pianto di un considerevole 50 per cento. Tale percentuale è salita a due terzi dopo 21 giorni. Gli autori, coordinati da Valerie Sung dell’Università di Melbourne, ha commentato i risultati affermando che “il Lactobacillus reuteri è efficace e potrebbe essere raccomandato contro le coliche nei bambini allattati al seno. Non ci sono invece abbastanza informazioni per i bimbi allattati artificialmente“. La ricerca ha preso in esame pochi bambini appartenenti a questo secondo gruppo, di conseguenza non è stato possibile arrivare a delle vere e proprie evidenze. Il probiotico in ogni caso sembra essere meno efficace, probabilmente per la differenza nella flora batterica intestinale tra i bimbi.
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