Le abbuffate natalizie devono essere tenute sotto controllo da qualsiasi soggetto ma le raccomandazioni diventano imperative quando si tratta di un individuo diabetico. VelvetBody ha chiesto qualche consiglio mirato al dott. Matteo Monami, in forza all’Ospedale Careggi di Firenze e membro della Società Italiana di Diabetologia.
Diabete e feste: dottor Monami, da cosa non bisogna assolutamente farsi tentare e cosa ci si può invece concedere con maggior serenità?
”Semel in anno licet insanire”, dicevano i latini; e credo avessero ragione. Occasionalmente infatti si possono fare degli “stravizi” alimentari senza sentirsi in colpa e senza soprattutto gravare troppo il nostro metabolismo (anzi, se gli eccessi alimentari sono occasionali viene addirittura “stimolato”!). Direi di scegliere bene in cosa eccedere; ad esempio se uno è molto goloso di un particolare dolce natalizio, consiglio di mangiare solo quello, rinunciando magari a “spilluzzicare” tutti gli altri. Quello che dico sempre è: “mettiamoci un po’ di testa anche negli eccessi alimentari”, senza lasciarci prendere dalla frenesia di mangiare tutto.
Qualche sgarro di troppo quanto si può ripercuotere sulla salute del paziente?
Un pasto completo (in modiche quantità) dall’antipasto al dolce a Natale e Capodanno non avrà gravi ripercussioni sul compenso glicemico. Per chi usa poi l’insuilina il consiglio è quello di aumentare un po’ le dosi prima del pasto per “tamponare” l’eccesso di zuccheri in arrivo (ovviamente ciò va concordato con il proprio diabetologo di fiducia). Per gli altri non è necessario modificare la cura e per chi invece non è diabetico i suggerimenti non sono poi così diversi: scegliere bene l’alimento “proibito” da mangiare e possibilmente lasciare perdere gli altri…(o quasi!).
Come recuperare nel periodo successivo?
Nel periodo successivo, il recupero è piuttosto semplice. Mangiare normalmente (senza saltare pasti o fare atti eroici, che anzi tendono a far ingrassare) e soprattutto fare attività fisica che è l’antidoto naturale agli eccessi calorici (sia in periodo di feste che in tempo “ordinario”!).
Secondo la sua esperienza, quali abitudini sono più dure a morire nei pazienti diabetici?
L’abitudine più dura a morire è sicuramente quella che vuole il paziente con diabete abolire quasi completamente gli zuccheri dalla sua dieta. Questo è doppiamente sbagliato. Infatti il nostro organismo per stare in salute ha bisogno di almeno il 55-60% di zuccheri (meglio quelli complessi, per intenderci meglio la pasta che lo zucchero contenuto nei dolci o in quello semplice da tavola). Mangiare pochi zuccheri può far perdere chili nel breve termine, ma si accompagna poi a tutta una serie di squilibri potenzialmente anche gravi.
Quali, esattamente?
Aumentare l’introito di proteine e grassi (in sostituzione agli zuccheri) può danneggiare il pancreas e il rene, ovvero organi già a rischio in tutti i soggetti diabetici. Per perdere peso bisogna mangiare carboidrati e muoversi tanto. Risultati garantiti (anche se non in tempi brevissimi) e soprattutto duraturi.
Diagnosi precoce, cura e ricerca: che peso hanno rispettivamente quando si parla di diabete?
Fondamentali. Il diabete è oggi molto ben curabile e se preso in tempo non si accompagna a maggiore morbilità e mortalità rispetto alla popolazione non diabetica. Dopo i 50 anni è bene fare un esame del sangue (glicemia e emoglobina glicata) per tutti. Per chi poi ha familiari di primo grado con diabete o fattori di rischio (obesità, pressione o colesterolo elevati ecc.) è bene anticipare lo screening a partire dai 40 anni. Oggigiorno disponiamo di farmaci finalmente in grado di curare la malattia diabetica e non solo di abbassare la glicemia. La ricerca in campo diabetologico, negli ultimi anni, ci sta dando, in questo senso, davvero tante soddisfazioni.
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