Si chiama Kymriah ed è un farmaco contro la leucemia linfoblastica acuta: peccato però che curerà solo i ricchi visto il costo esorbitante di 400mila euro.
Il medicinale Kymriah era stato lungamente atteso visti i promettenti risultati che si erano prospettati per i malati di leucemia linfoblastica acuta, tragicamente diffusa tra i ragazzi al di sotto dei 25 anni. A produrlo è la nota casa farmaceutica Novartis grazie all’ideazione di un ricercatore dell’Università della Pennsylvania. La sua efficacia deriva dall’estrazione dei globuli bianchi, tant’è che questa rappresenta di fatto la prima terapia genica anti-leucemica. Una volta arrivato il via libera da parte della Food and Drug Administration il più sembrava fatto, eppure la polemica intorno al Kymriah è più accesa che mai.
Il motivo è legato al prezzo: 475mila franchi, ovvero l’equivalente di circa 400mila euro. In altre parole, solo i ricchi avranno la possibilità di curarsi. I malati e ancor di più le loro famiglie si sono indignate, eppure c’è qualcuno che ha provato timidamente a difendere il Kymriah. Si tratta di Jörg Reinhardt, presidente del cda Novartis. Il boss della multinazionale svizzera ha difeso il farmaco ricordando che di fatto si tratta di un solo trattamento: esso utilizza il materiale genico del paziente per curare la leucemia, modifica un gene e consente ai linfociti T di riconoscere e distruggere le cellule che hanno causato la malattia.
Reinhardt, intervistato dal quotidiano di Zurigo Blick, ha ricordato che esistono altre terapie standard che prevedono costi di 100mila franchi l’anno e necessitano di essere ripetute ben più di una volta: “Il Kymriah non è semplicemente una pastiglia ma un processo altamente complesso”, ha dichiarato. I potenziali pazienti sono tutti quei malati che pur non rispondendo alle cure standard potrebbero avere un’altra chance grazie a questo innovativo procedimento. Il costo, però, è proibitivo sia per i pazienti che per il Sistema Sanitario Nazionale. Peccato, perché dal punto di vista scientifico si tratta di un grande successo: negli Stati Uniti è stato testato su un gruppo di giovani pazienti e la malattia è regredita nell’83 per cento dei casi (pur col manifestarsi di effetti collaterali quali la sindrome da rilascio di citochine).
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