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Si inietta veleno di serpente da 30 anni per non ammalarsi: come sta oggi

Steve Ludwin è un musicista londinese che si inietta veleno di serpente da 30 anni allo scopo di non ammalarsi: le sue condizioni di salute, a distanza di oltre 30 anni, hanno risvegliato l’interesse degli scienziati.

Ci sono persone che non possono vedere i serpenti nemmeno in cartolina e chi invece li tiene in casa come un qualunque altro animale domestico. Ciò che ha deciso di fare Steve Ludwin, musicista londinese, è però molto più ‘intimo’. L’uomo si inietta il loro veleno da oltre 30 anni – inclusi mamba e cobra neri, due tra le specie più pericolose in assoluto – e la motivazione è di natura salutistica: lo fa per proteggere il proprio corpo e non ammalarsi. Oggi, a 51 anni passati, come sta l’incauto e temerario Ludwin? È lui stesso ad aver speso parole chiare e inequivocabili sulla bizzarra vicenda.

“Quello che faccio sembra pazzo, ma risulta che questa pratica ha effetti positivi per la salute”, ha affermato. L’esperienza tuttavia non presenta solamente aspetti positivi visto che l’imprevisto è sempre in agguato quando ci si spinge così oltre. “Ho avuto parecchi incidenti. È una cosa molto, molto pericolosa da fare, non incoraggio le persone a farlo”, ha affermato. Basti pensare che una volta è finito in terapia intensiva in un ospedale di Londra a causa di un sovradosaggio ed è dovuto restare lì per tre giorni prima di essere giudicato fuori pericolo ed essere rimandato a casa.

Nemmeno ciò che si prova è piacevole: “La sensazione di iniettare il veleno di serpente non è piacevole a tutti… è dolore estremo”, ha riferito il diretto interessato. Eppure i risultati sembrano esserci eccome: sono 15 anni che Ludwig non viene intaccato nemmeno da un raffreddore, tant’è che alcuni ricercatori dell’Università di Copenaghen hanno cominciato a tenerlo d’occhio. Nel 2013 è cominciato un vero e proprio studio volto a capire come sfruttare i benefici dell’interazione tra veleno ed anticorpi. “Quando inietta il veleno, il suo sistema immunitario risponde”, ha notato Brian Lohse, uno dei responsabili della ricerca. L’obiettivo è quindi facile da comprendere: trovare copie dei suoi anticorpi, isolarli, testarli e, alla fine, metterli in produzione per realizzare una sorta di vaccino. Una cosa è certa: Ludwig potrebbe essere la prima cavia umana.

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Raffaella Mazzei

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