Salute

Chemio: nuova apparecchiatura per non perdere i capelli

Una delle conseguenze più evidenti della chemioterapia è la perdita dei capelli: arriva in Italia una nuova apparecchiatura che potrà aiutare i pazienti.

La chemioterapia rappresenta probabilmente la tecnica più efficace per combattere i vari tipi di tumore ma purtroppo la sua somministrazione non è priva di effetti collaterali anche gravi e debilitanti. D’altronde la chemio attacca le cellule del corpo senza fare distinzioni tra “sane” e “malate”, di conseguenza il corpo subisce un contraccolpo notevole che ogni paziente purtroppo conosce bene. Una novità positiva in campo medico, tuttavia, potrebbe porre rimedio ad una delle conseguenze più sgradevoli: la caduta dei capelli.

La perdita della propria chioma è avvilente, demoralizza, toglie al malato parte delle sua certezze e della sua combattività. Per questo la scienza si è messa alla ricerca di una soluzione e ha prodotto un nuovo dispositivo pronto a dare un vero supporto ai pazienti. Si chiama Paxman Scalp Cooling ed è un dispositivo già in funzione presso il Day Hospital oncologico dell’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino. Quest’apparecchiatura ha superato un periodo di training ed è diventato operativo grazie allo staff infermieristico dei dottori Saverio Danese ed Elisa Picardo, col contributo dell’Associazione Insenoallavita.

Paxman Scalp Cooling è una specie di casco che riesce a contrastare la causa della caduta dei capelli, ovvero l’atrofia parziale o totale della radice del bulbo pilifero attaccato dalla chemio. Ovviamente lo staff ospedaliero è fiero di poter offrire ai propri pazienti questo ulteriore strumento e Danese ha voluto rivolgere parole incoraggianti verso tale possibilità: “Come Day Hospital Oncologico abbiamo formulato un preciso protocollo di utilizzo di questo strumento per studiare i risultati e garantire alle nostri pazienti la possibilità di accedere al trattamento col massimo del beneficio atteso”, ha dichiarato all’Ansa. All’utilizzo del casco deve seguire la sua diffusione: si potrà così ipotizzare un miglioramento della qualità di vita dei pazienti (soprattutto se di sesso femminile).

Photo credits Facebook

Raffaella Mazzei

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Raffaella Mazzei

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