Un bambino è in prognosi riservata per una tubercolosi: oltre alla salute del piccolo, di soli 14 giorni, ci si preoccupa per altri possibili contagi.
Un bambino di soli 14 mesi è stato accolto dall’ospedale pediatrico Santobono di Napoli e rischia la vita a causa della tubercolosi, per poi essere ricoverato al Cutugno nel reparto di rianimazione. I medici affermano che sarà di vitale importanza monitorare l’insieme delle misure preventive da mettere in atto in tali situazioni e, proprio per questo, è stato istituito un tavolo tecnico che coinvolge diverse aziende ospedaliere. Il piccolo è stato colpito, fortunatamente, da una forma di contagiosità bassa ma la Asl di Caserta sta monitorando i suoi genitori e tutte le persone che sono venute a contatto con lui. Non sono ancora da escludere, infatti, altri contagi ancora non conclamati.
Il piccolo risiede a Caserta ed appartiene ad una famiglia rom. La prognosi è ancora riservata e la preoccupazione è tenuta sotto controllo da azioni mirate di monitoraggio e prevenzione. I sintomi della tubercolosi possono essere scambiati per una banale influenza visto che i più frequenti sono tosse, febbre (non per forza alta), sudorazione eccessiva, dolore al petto, perdita di peso, stanchezza. Solo in alcuni casi si può manifestare anche la secrezione di mucose caratterizzate dalla presenza di sangue. Il metodo più frequente di contagio è il contatto con le microscopiche gocce di saliva emesse durante tosse starnuti. Per la terapia è opportuno affidarsi alle indicazioni del medico per evitare complicazioni o antibiotico-resistenza.
Purtroppo la tubercolosi è una malattia infettiva mortale che per decenni era finita nel dimenticatoio. Negli ultimi anni si è verificato purtroppo un aumento dei casi, soprattutto nei gruppi a rischio quali immigrati, senzatetto, tossicodipendenti e detenuti. Oltre ai casi che si sono manifestati – facendo registrare un’incidenza inferiore a 10 casi ogni 100mila abitanti – l’Oms ha stimato che la tubercolosi latente chiama in causa oltre 7,2 milioni di persone solamente in Italia. Sembra infatti che un terzo della popolazione mondiale ospiti, suo malgrado, il batterio seppure senza manifestare la malattia.
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