Coldiretti ha stilato la classifica dei 13 cibi più pericolosi: dal pesce spagnolo alle noccioline americane, passando per i peperoni turchi.
Coldiretti ha stilato una black list con i 13 cibi che si sono rivelati più pericoli per i consumatori, basandosi sulle rilevazioni del sistema di allerta rapido europeo sugli allarmi per i rischi alimentari. Sono stati presi in considerazione i problemi causati da residui chimici, micotossine (ovvero sostanze chimiche tossiche prodotte da funghi), metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine, additivi e coloranti. La notizia positiva da dare subito è la posizione di vertice riservata all’Italia quando si parla di sicurezza e qualità dei cibi. Ben altro discorso, ovviamente, se le materie prime vengono importate dal’estero.
La Turchia è il Paese peggiore quando si parla di cibi contaminati: a rischio ci sono peperoni, fichi secchi, nocciole, albicocche e pistacchi, tutti contenenti pesticidi e aflatossine (si tratta di micotossine prodotte da muffe, altamente tossiche e considerate tra le sostanze più cancerogene in assoluto). Ma la classifica è molto più lunga e preoccupante. A farne parte arrivano anche i pollami olandesi e polacchi, le arachidi americane, i peperoncini indiani, pesce spada e tonno dalla Spagna, le arachidi cinesi.
Il dossier Coldiretti che riporta la classifica dei cibi più pericolosi è stato presentato al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio ed evidenzia una serie di situazioni a rischio in atto in alcuni Paesi che, di fatto, intrattengono fiorenti scambi commerciali con l’Italia. In tutto gli allarmi scattati nell’Unione Europea sono stati 2925. In testa c’è proprio la Turchia (276), seguita da Cina (256), India (194), Stati Uniti (176) e Spagna (171). Alla luce di questo discorso, Coldiretti ritiene di fondamentale importanza lavorare per una presa di coscienza dei consumatori. Il presidente Roberto Moncalvo ha affermato che “non c’è più tempo da perdere e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero, per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri“. Ecco la lista completa con tutte le spiegazioni del caso.
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Photo credits Facebook / Coldiretti