È gravemente malato di tumore ma dopo 180 giorni l’Inps non lo paga più: l’azienda che lo aveva assunto decide di fare il gesto più nobile.
Steven Babbi ha solo 22 anni ma è affetto dal Sarcoma di Ewing (che interessa le parti ossee e in casi più rari quelle molli) da quando ne aveva 11. Purtroppo si tratta di una grave patologia tumorale che non gli permette di condurre una vita normale, nonostante il ragazzo provi a reagire e abbia anche un lavoro. Il problema principale viene ovviamente proprio da questo versante: nelle sue condizioni i 180 giorni di malattia annui pagati dall’Inps non sono sufficienti a garantirgli la piena copertura.
In particolare è stata un’operazione chirurgica ad aggravare la situazione: a Steven è stato asportato un polmone e l’iter ospedaliero in questi casi è piuttosto lungo e complesso. A raccontare la vicenda è stata la Siropack Italia Srl di Cesenatico, ovvero l’azienda presso la quale il giovane svolge il ruolo di terminalista. Questa fabbrica di imballaggi ha voluto accendere i riflettori su una vicenda che la riguarda da vicino e che ha provocato una notevole indignazione. Il comunicato diramato su Facebook dall’azienda critica la posizione dell’Inps e annuncia l’intenzione di continuare a pagare il proprio dipendente nonostante il protrarsi della sua assenza (più che giustificata, d’altronde). Questo un estratto del sentito appello:
“Siropack Italia si schiera a fianco del proprio dipendente Steven Babbi, per il quale l’Inps ha stabilito la sospensione dello stipendio a partire da settembre 2017. Quando il nostro personale è cresciuto, ancor prima che sopraggiungesse l’obbligo di assumere una persona diversamente abile, non abbiamo avuto dubbi a puntare su Steven, nella convinzione che il lavoro potesse dargli un ulteriore stimolo per continuare a combattere la sua battaglia personale […]. Siamo rimasti commossi dalla sensibilità dei nostri circa 30 dipendenti, che si sono resi subito disponibili al pagamento di una colletta, ma abbiamo stabilito che sarà la proprietà a provvedere al suo sostentamento, là dove gli organi preposti alla tutela dei lavoratori hanno deciso di voltare le spalle a chi si trova nel bisogno […]. Agiremo con tutti i mezzi a nostra disposizione per sostenerlo e dimostrargli la nostra vicinanza, ed allo stesso tempo sensibilizzare le autorità competenti affinché i lavoratori come Steven possano essere trattati con maggiore umanità”.
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