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Salute

Interventi chirurgici e anestesia generale, le risposte ai dubbi più frequenti

La chiamano tailoring anesthesia ed è l’anestesia personalizzata, modellata come fosse un abito disegnato su misura per il paziente e per i suoi bisogni specifici. I nuovi device per il monitoraggio anestesiologico e nuove soluzioni farmacologiche, sempre più complete e affidabili, sono arrivate a garantire anche ai pazienti cardiopatici, pneumopatici e diabetici alti standard di sicurezza sotto i ferri.

I recenti sviluppi della tecnica anestetica si sono contraddistinti per la crescente attenzione in fase di risveglio e di anelgesia post-operatoria, per prevenire e curare il dolore che si presenta dopo la chirurgia. Sono stati i grandi progressi nella tecnica e nella farmacologia perioperatoria a rendere possibili interventi chirurgici sempre più delicati e complessi.

Nonostante oggi, rispetto al passato, sia possibile gestire con maggiore tranquillità l’intero iter chirurgico, sono sempre tanti i dubbi circa le possibili complicanze – soprattutto per persone “fragili” come bambini, anziani o con problemi cardiocircolatori – che attanagliano la mente del paziente e dei suoi familiari prima di un intervento con anestesia generale.

C’è chi chiede rassicurazioni perché teme di non risvegliarsi, o di andare incontro ad una reazione allergica causata dall’anestetico; chi invece è più spaventato dalla possibilità di rimanere pienamente cosciente durante l’operazione ma impossibilitato a comunicare con l’equipe perché paralizzato dall’effetto dei farmaci.

Ecco alcune risposte alle domande più frequenti sull’anestesia generale.

  1. È pericolosa/inevitabile?
    I rischi sotto i ferri dipendono dallo stato generale del paziente e dall’urgenza dell’intervento. L’anestesia generale è indispensabile per tutte le operazioni lunghe e complicate, per interventi in zona toracica e addominale. Se gli esami preoperatori evidenziano rischi particolari, magari a causa di allergie, si prendono in considerazione alternative come l’anestesia loco-regionale o presidi diversi per l’intubazione. Restano ad elevato rischio solo i casi di estrema urgenza, ma trattandosi di persone in pericolo di vita, non c’è alternativa.
  2. Quali inconvenienti può causare?
    Con l’aiuto di appositi macchinari l’anestesista sorveglia costantemente il paziente e monitora le sue funzioni vitali: respiro, pressione arteriosa, frequenza cardiaca. Interviene per gestire ogni evenienza imprevedibile: potrebbero verificarsi inconvenienti o guasti ‘meccanici’ e un monitor o un respiratore potrebbero smettere di funzionare. Niente panico: in questi (rari) casi l’anestesista interviene con fonti di ossigeno alternative e con il controllo manuale.
  3. Serve l’intubazione?
    L’intubazione, cioè l’inserimento di un tubo nel naso o nella bocca che, collegato ad una macchina, instaura la respirazione artificiale, non è sempre necessaria: per interventi chirurgici brevi e poco invasivi, viene effettuata una sedazione che induce il sonno ma lascia che il paziente respiri autonomamente. Quando dagli esami preoperatori, a causa della conformazione anatomica del paziente, emergessero particolari rischi o controindicazioni all’intubazione, saranno adottate vie alternative.
  4. Come prepararsi?
    Il paziente farà una visita con l’anestesista e verrà sottoposto a esami pre-operatori. Risponderà a domande circa la propria storia clinica, lo stile di vita e i farmaci che assume, allergie e interventi che ha subito in passato, e a sua volta potrà fare domande prima di firmare il consenso informato. Gli verranno fornite indicazioni sull’alimentazione e sul digiuno da seguire prima dell’intervento.

Foto da europapress.es

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