Quando ci si allena o quando si compie un movimento sbagliato può capitare un dolore muscolare: come curare gli adduttori infiammati.
Lo spostamento del femore è determinato da 4 muscoli: adduttore lungo, grande adduttore, adduttore breve e muscolo pettineo. È per questo motivo che l’adduttore rappresenta un sostegno per il corpo e ogni dolore si traduce in un vero problema. L’adduttore lungo è molto esteso e sovente viene coinvolto da infortuni e sovraccarichi. Oltre al fitness, sono tutti gli sport a sollecitarlo: calcio, corsa, tennis, lotta e via dicendo. Ovviamente sono soprattutto gli allenamenti intensivi a mettere a rischio gli adduttori ma niente paura: una volta individuato il problema è importante rivolgersi ad uno specialista e passare subito alla fase operativa, correndo ai ripari prima che il dolore peggiori e passi all’inguine.
Nelle fasi iniziali dell’infiammazione l’atleta deve restare a riposo e sottoporsi ad una terapia farmacologica assumendo un antinfiammatorio non steroideo. Solo in caso di cronicità si passerà a infiltrazioni cortico-steroidee nella regione interessata. Se il dolore non accenna a diminuire – può trattarsi di un’infiammazione particolarmente grave oppure semplicemente refrattaria ai trattamenti riabilitativi – bisognerà intervenire con una terapia strumentale. Le può indicate prevedono ipertermia, tecarterapia, ultrasuoni o altri strumenti che producano energia termica.
Per lasciarsi alle spalle l’infiammazione ogni atleta deve trovare il momento giusto per tornare in pista. Le prime attività devono svolgersi in piscina, immergendosi preferibilmente in un’acqua non troppo calda (32-33 gradi) che arrivi all’altezza del petto o delle ascelle. Gli esercizi, da svolgere con un carico progressivo, vanno a stimolare la resistenza e la globalità della motricità corporea. Utile anche lo stretching dolce, cui dedicarsi con estrema cautela. Dopo 15-20 giorni di piscina si può tornare in palestra, dove si potranno via via intensificare le attività dedicate a forza e flessibilità. La ripresa definitiva dipende dalla gravità dell’infiammazione e varia da 1 a 3 mesi. Ad aggravare il quadro clinico solitamente ci pensa l’incuria dell’atleta, che continua ad allenarsi nonostante il dolore. Decisamente meglio fermarsi e non fare di testa propria.
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