Un paziente ha un tumore da operare con urgenza ma i medici sono in ferie: l’ospedale li richiama per salvare la situazione e loro fanno la scelta più giusta.
Non dovrebbe stupire così tanto un episodio di buona sanità, eppure la vicenda che è accaduta presso l’ospedale Ca’ Foncello di Treviso ha fatto il giro d’Italia in pochissimo tempo. Il protagonista è un paziente affetto da un tumore al cervello (per fortuna benigno) che aveva cominciato a crescere a dismisura. La diagnosi era avvenuta all’improvviso: non era mai stato rilevato prima, eppure quel tumore si stava ingrandendo e rischiava seriamente di mettere a repentaglio la vita del malato o come minimo le sue facoltà mentali. Come procedere quindi?
Non c’era tempo da perdere e l’ospedale ha subito chiamato i chirurghi che avrebbero dovuto operare il paziente, un uomo di 45 affetto da adenoma ipofisario – cioè una formazione anomala che si presenta nella ghiandola ipofisaria posta alla base del cranio. Le tempestività dei medici era l’unico fattore che avrebbe potuto salvargli la vita, vista la velocità senza precedenti con la quale si stata aggravando la sua malattia. Nonostante fossero in ferie, l’ospedale ha chiamato due tra i massimi esperti del settore per chiedere loro di tornare ed operare il paziente con la massima urgenza. La loro decisione è stata la più ammirevole.
L’otorinolaringoiatra Massimo Sonego e il neurochirurgo Alessandro Fiorindi hanno accettato il caso e si sono messi subito in contatto l’uno con l’altro per coordinarsi e decidere il modo migliore in cui procedere. “Il dott. Fiorindi ed io collaboriamo e facciamo abitualmente squadra per la terapia chirurgica della patologia ipofisaria”, ha affermato il dott. Sonego. E ha poi proseguito che, pur consapevoli e certi della bravura e dell’esperienza dei colleghi, hanno deciso di tornare e prendere in carico il malato. “Siamo certi che moltissimi altri colleghi, per altri campi della chirurgia, avrebbero certamente e senza problemi interrotto la cena con gli amici o i passatempi di un sabato estivo per fare esattamente quello che abbiamo fatto noi”, ha concluso. Ma era davvero così ovvia la loro solerzia? Ciò che è certo è che il paziente ha potuto lasciare la terapia intensiva dopo soli 2 giorni, per sua fortuna e grazie a due medici che hanno davvero preso la loro professione come una missione.
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