Masayuki Ozaki aveva problemi sessuali con la moglie quando ha avuto un colpo di fulmine per Mayu, una bambola di plastica: ora non la cambierebbe con nessun’altra donna in carne e ossa.
Il New York Post ha raccontato una storia decisamente particolare. Il protagonista si chiama Masayuki Ozaki ed è un uomo giapponese di 45 anni che lavora come fisioterapista. Tutto è cominciato quando sua moglie Riho ha dato alla luce la loro prima figlia: dopo il parto, niente più sesso. È a quel punto che Masayuki ha trovato ciò che definisce “l’amore della sua vita”, Mayu. Un’altra donna si è insinuata nella coppia? Niente affatto, Mayu è una bambola di plastica molto sexy e realistica che da qualche tempo occupa le giornate (e le nottate!) del “bisognoso” Masayuki.
Lui giura che non guarderà mai nessun’altra donna e che Mayu è meglio di qualsiasi possibile moglie. È per questo che la porta in giro per la città su una sedia a rotelle, la veste con parrucche, abiti sexy e gioielli. Insomma, il fisioterapista ha detto addio ai rapporti con gli esseri umani e si unisce alla schiera di giapponesi che sempre più spesso preferisce le bambole alle donne per soddisfare i propri desideri sessuali.
La moglie in un primo momento non l’ha presa benissimo e non voleva accettare che una bambola dividesse la casa con lei e con la figlia. Poi, per il bene della famiglia, è stato trovato un accordo pronto a soddisfare tutti. A Riho spettano i compiti di casa: “Faccio solo i lavori domestici, la cena, pulisco, lavo. Preferisco il sonno al sesso”, ha affermato. La figlia, all’inizio decisamente turbata, ha cominciato a scambiarsi i vestiti con la bambola.
Per quanto riguarda Masayuki, infine, le cose non potrebbero andare meglio: “Le donne giapponesi sono fredde, egoiste. Gli uomini vogliono che qualcuno li ascolti senza urlare quando tornano a casa dal lavoro“, ha detto. E la sua dichiarazione d’amore non finisce qui: “Qualunque problema abbia, Mayu è sempre lì per me. La amo da impazzire, voglio essere sepolto con lei e portarla in paradiso”. Insomma più “per sempre” di così…
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