Fabio Fulco ha esordito alla regia nel recente “Il crimine non va in pensione”, un film nel quale ha voluto rendere giustizia ad una categoria sociale molto spesso penalizzata: quella degli over ‘70. Si è trattato di un omaggio al nonno, “di natura arzilla e curiosa”, ma anche di un modo per far trasparire emozioni davvero genuine. Il cinema può dare una lezione alla società moderna? Probabilmente sì e il diretto interessato ci ha spiegato a fondo i suoi valori in materia di sentimenti ed emozioni.
Il crimine non va in pensione è il tuo primo film da regista ma è anche un modo per parlare di over 70: un agguerrito “gruppetto” pronto alla riscossa!
Credo che gli over 70 rappresentino una vera e propria ricchezza, nonostante troppo spesso si tenda a sottovalutarli o a farli sentire inutili. Mio nonno non ne voleva sapere di invecchiare, ma d’altronde gli era impossibile data la sua natura: registrava poesie su un registratore portatile e dipingeva quadri su Paint! Il cast de Il crimine non va in pensione è composto quasi esclusivamente da attori over 70 e la storia descrive il loro riscatto sociale. Del soggetto del film mi interessava far arrivare la semplicità e le emozioni, quindi non potevo immaginare nessun altro come regista e ho deciso di buttarmi. Con quel cast stellare, poi, per me è stato un vero onore.
Il risultato finale è come te lo aspettavi?
Ho voluto soffermarmi più sul dire qualcosa che non sugli aspetti tecnici della regia. Sono molto autocritico e so che avrei potuto fare meglio molte cose ma penso che il risultato finale sia positivo proprio perché, come i film con cui sono cresciuto (Totò, De Filippo, Gassman…), permette a chiunque di riflettere, di sorridere, di emozionarsi, di guardare ad argomenti sociali da un’altra prospettiva.
I temi sociali non mancano: ludopatia, case di riposo, vecchiaia…
Elencarli così sembra facile, invece rappresentano degli argomenti complessi con cui bisogna fare i conti ogni giorno. È importante conoscerli, sapere che ci sono ed essere pronti a rapportacisi.
Anche il personaggio che interpreti è ricco di umanità, cosa ti piace di lui?
Sasà mi piace prima di tutto perché ha un passato da “scugnizz” e perché è napoletano come me. È una persona che ha sbagliato ma che ha pagato per i suoi errori, è stato in carcere ma vuole riscattarsi e riesce a mostrare il suo vero grande cuore. Ho amato molto questo suo desiderio di chiedere scusa e di mettersi al servizio degli altri, lavora in una casa di cura ed è affettuoso con la zia over 70. Alla fine è un esempio per tutti!
Un ulteriore approccio del film alla società è stata un’iniziativa legata all’uscita nelle sale: il biglietto era gratuito per gli over 70 e per gli under 20 che li accompagnavano. Cosa ne pensi?
È stata un’idea dei distributori e mi è piaciuta perché trovo bellissimo favorire gli anziani. Una cosa però mi ha spaventato. Mi sono chiesto: “Molte persone non sarebbero venute se avessero dovuto pagare il biglietto?”. I produttori mi hanno risposto di sì, perché tanti anziani non avrebbero potuto permetterselo. Ecco, questo mi ha fatto paura.
Prossimi progetti?
Sicuramente Il crimine non va in pensione non sarà il mio unico tentativo alla regia: c’è un altro progetto in cantiere. In autunno sarò poi in tv come new entry nel cast de Le tre rose di Eva: farò parte di una nuova famiglia e non sarò affatto buono…
Sul piano personale, la relazione con la bella Cristina Chiabotto prosegue a gonfie vele. A microfoni spenti Fulco ha ammesso senza problemi che la loro vita è frenetica e sempre itinerante a causa della carriera ma che, una volta conquistata la stabilità, la loro lunga relazione potrebbe essere coronata da matrimonio e figli. “Cristina è la persona più solare che conosca, va a dormire con il sorriso e si risveglia con il sorriso. È un piacere stare accanto a lei”.
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