Per assentarsi dal lavoro a causa di una malattia non servirà più il certificato medico: per coprire i primi 3 giorni basterà una semplice autocertificazione, come stabilito dal Ddl Romani. Tutti i dettagli per i lavoratori.
A qualsiasi lavoratore prima o poi capita di assentarsi dal posto di lavoro a causa di una malattia. Per non perdere il salario né incappare in una sanzione, finora era necessario farsi visitare dal proprio dottore, dalla guardia medica o dal personale del pronto soccorso, i quali avrebbero emesso un certificato da far arrivare all’Inps e al datore di lavoro. L’iter potrebbe diventare un lontano ricordo visto che la proposta del senatore dell’Italia dei Valori Maurizio Romani è giunta in commissione Affari Costituzionali del Senato. In pratica, per i primi 3 giorni di assenza basterà una semplice autocertificazione. Un’idea che intende snellire la pratica responsabilizzando al tempo stesso il lavoratore.
La Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) ha immediatamente dato il proprio sostegno alla proposta, visto che già da anni sollecitava una revisione della legge Brunetta (ovvero la legge n.° 15 del 4 marzo 2009 in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni). Il testo è composto solamente da 2 articoli e spiega che il lavoratore, qualora giudicasse il proprio malanno invalidante ma passeggero, dovrà semplicemente comunicarlo al proprio medico. Quest’ultimo resterà il tramite per la trasmissione telematica all’Inps e al datore di lavoro, così come accade già. Al lavoratore resta ovviamente la responsabilità dell’atto.
L’intento non è ovviamente quello di avallare l’autodiagnosi telefonica né di facilitare l’assenteismo, quanto piuttosto quella di togliere ai medici la responsabilità per malattie clinicamente non obiettabili quali il mal di testa o una leggera gastroenterite. Finora ci si basava sul rapporto di fiducia tra medico e paziente, ma era il primo a rischiare grosso in caso di falso (con sanzioni pari a migliaia di euro, convocazione davanti al giudice penale e persino la perdita della convenzione). Con il Ddl Romani invece è il lavoratore a prendersi la responsabilità dell’atto: “Chi fa il furbo si assume la responsabilità di aver fatto un’autocertificazione falsa”, ha spiegato lo stesso Romani, primo firmatario della nuova legge. “L’iter è appena cominciato ma se c’è la volontà politica si può approvare entro la fine della legislatura”.
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