La storia del piccolo Charlie Gard ha commosso il mondo: in vita grazie alle macchine, i medici hanno avuto l’ok per staccare la spina. L’accorato appello dei genitori, che stanno assaporando gli ultimi attimi in sua compagnia, non eviterà la terribile perdita.
La sentenza: “Staccate la spina”
Charlie Gard è stato sfortunato: sebbene alla nascita tutto sembrava essere andato per il verso giusto, dopo poche settimane è venuto a galla un quadro clinico tragico: sindrome di deperimento mitocondriale, con conseguente indebolimento dei muscoli e nessuna cura certa cui sottoporlo. A soli 10 mesi è tenuto in vita solamente dalle macchine e proprio per questo motivo è cominciata una querelle tra i medici dell’ospedale, propensi a staccare la spina per interrompere le sofferenze del piccolo, e i genitori, ovviamente pronti a sfidare il destino e l’opinione pubblica.
#CharlieFight
Dopo varie sentenze, il verdetto finale è spettato alla Corte Europea per i diritti umani di Strasburgo: “Proseguire il trattamento continuerebbe a causare a Charlie un danno significativo poiché il bambino è esposto a continuo dolore e sofferenza”, ha decretato il giudice non senza una viva commozione. Così per venerdì 30 giugno 2017 era stata fissata la messa in atto del provvedimento, poi una piccola proroga ha rimandato il tutto di qualche giorno. I suoi genitori si si sono dovuti rassegnare a trascorrere le ultime ore lui. Nessuna ulteriore chance, nessuna cura sperimentale negli Stati Uniti (per la quale era stata raccolta la sorprendente cifra di 1,4 milioni di sterline): semplicemente, Charlie dev’essere lasciato andare.
I genitori: “Ci hanno abbandonato”
I medici sono certi della decisione: il bambino purtroppo non può sentire, non può muoversi, non può piangere, non può deglutire. I suoi polmoni funzionano solo grazie alle macchine e il cervello ha subìto danni irreversibili. Nonostante questo infausto scenario, i genitori sono ovviamente straziati. Durissime le loro parole: “Abbiamo il cuore spezzato […] Non abbiamo potuto decidere se nostro figlio potesse vivere o no e non abbiamo potuto decidere nemmeno quando dovesse morire. Noi e soprattutto Charlie siamo stati terribilmente abbandonati lungo tutto il processo […], ma Charlie muore sapendo che migliaia di persone gli hanno voluto bene. Grazie a tutti per il supporto”, ha scritto la coppia sul profilo Facebook aperto mesi fa per portare avanti la battaglia. Una battaglia persa ma sulla quale, purtroppo, nessun ente politico né umanitario avrebbe potuto porre rimedio. Purtroppo non è stato accolto nemmeno il desiderio di far passare a Charlie le ultime notti in casa: troppo complesso il trasporto, probabilmente. Un rifiuto che è stato visto come l’ennesima doccia fredda per due ragazzi che, in fondo, volevano solo fare “i genitori”.
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