La celiachia ha subìto un boom negli ultimi decenni e la colpa, probabilmente, è anche della “moda” che tende a consigliare diete senza glutine a chi non ne avrebbe bisogno. Ecco un quadro dettagliato della situazione e le inevitabili conseguenze.
Quando si parla di glutine, i pareri tendono ad essere più che mai discordanti. C’è chi lo ritiene dannoso a prescindere, chi è celiaco e lo deve evitare per forza, chi è meno attento all’alimentazione e non si pone il problema, chi infine è confuso e non sa esattamente quale sia la strada da seguire. Ciò che è certo è che negli ultimi anni è scoppiata la moda della dieta gluten free e questo ha inevitabilmente mischiato le carte in tavola. La domanda quindi è più che mai legittima: come comportarsi e a quali conseguenze si può andare incontro?
La risposta parte da un dato eloquente: in Italia ci sono oltre 6 milioni di persone che soffrono di celiachia per moda. D’altronde i modelli non sono mancati: Lady Gaga, Victoria Beckam e Gwyneth Paltrow non sono celiache ma non mangiano nulla che contenga il glutine. La convinzione di base è che questo atteggiamento regali loro numerosi benefici per la salute e per la linea, nonostante molti dati scientifici siano pronti a dimostrare il contrario. Il problema – sebbene non sia percepibile dalle star sopracitate – è anche di carattere economico: ogni anno vengono sprecati 105 milioni di euro per acquistare cibo senza glutine che non sarebbe affatto necessario. La spesa totale ammonta infatti a 320 milioni di euro ma solo 215 derivano dagli alimenti erogati per le terapie dei veri pazienti celiaci.
Al fine di sensibilizzare e tenere sotto controllo il boom dei celiaci (spesso immaginari) è stata istituita la Settimana nazionale della celiachia, giunta ormai alla sua terza edizione. I temi sono i più disparati ma l’obiettivo è ovviamente quello di sensibilizzare e far conoscere i veri rischi di questa malattia e dei suoi “abusi”. Se la dieta senza glutine risulta infatti completamente inutile nei soggetti sani, essa è fondamentale per i 600mila veri malati. Tuttavia i loro diritti, faticosamente conquistati, rischiano di essere messi in discussione a causa della banalizzazione della malattia e dalla diffusione di questa moda. Qualcosa sicuramente su cui occorre riflettere.
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