Quando si parla di morte prematura, c’è un nemico decisamente più pericoloso degli altri. Non si tratta né del fumo né del diabete, rispettivamente al terzo e al secondo posto di questa infausta classifica.
Generalmente si tende a puntare facilmente il dito contro “vizi” nocivi quali il fumo oppure malattie temibili quali il diabete, finendo tuttavia col tralasciare nemici altrettanto pericolosi e persino più mortali. A rivelarlo sono i dati diffusi dagli esperti della Cleveland Clinic della New York University School of Medicine. In occasione del meeting annuale della Society of General Internal Medicine tenutosi a Washington, infatti, gli scienziati hanno portato le prove che conducono ad una preoccupante classifica: quella dei tre fattori di morte prematura più frequenti. Alla luce dei dati, al primo posto non si è piazzato né il fumo né il diabete (rispettivamente al al terzo e al secondo posto). Ma qual è allora la la causa numero 1 di morte?
Ebbene, sul gradino più alto del podio va messa l’obesità. La scoperta in effetti non dovrebbe sorprendere più di tanto, visti i rischi connessi ad un’alimentazione sbagliata e ad un aumento incontrollato del peso. Gli esperti americani, tuttavia, hanno indagato più a fondo la questione. Attraverso alcune simulazioni al computer, sono riusciti a stimare l’impatto di ciascun fattore sul rischio, appunto, di morte prematura (ovvero prima dei 70 anni). È emerso che l’obesità “ruba” il 47 per cento di anni di vita in più rispetto alla sigaretta.
Ciò dimostra, tuttavia, come siano i comportamenti scelti dal singolo ad influenzare in modo determinante la longevità e la salute delle persone. “I fattori di rischio comportamentali e modificabili costituiscono un fardello notevole per la mortalità delle popolazioni”, hanno concluso i ricercatori intervenuti al convegno di Washington. Insomma, per vivere più a lungo molto spesso basterebbe adottare uno stile di vita sano: buon cibo, la giusta dose di attività fisica e, perché no, niente fumo. Tenendo a bada la bilancia, la pressione alta e il colesterolo si starebbe già a metà dell’opera, parola degli esperti.
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