Un bambino di 9 anni ha dovuto subire una serie di maltrattamenti che hanno portato alla loro condanna. Tra le vessazioni, un cartello da portare addosso con la scritta “Sono un bimbo sporco”.
Dopo alcuni episodi poco felici, un bimbo credeva di aver ricevuto in dono la famiglia che tanto desiderava: il tribunale lo aveva affidato ad una coppia di genitori adottivi che avrebbe potuto – e dovuto – prendersi cura di lui. Eppure la vicenda ha assunto con gli anni una piega ben più tragica, visto che l’uomo e la donna sono stati condannati dal Tribunale di Torino ad 1 anno e 8 mesi di reclusione in seguito a ripetuti maltrattamenti e vessazioni a carico del bambino. Il piccolo aveva solo 9 anni all’epoca in cui sono avvenuti i fatti e proprio per questo il pm Francesco Pelosi ha chiesto per la coppia una maggiore severità e 4 anni di carcere.
Ma cosa era costretto a subire il bambino? Una volta aveva dovuto portare al collo un cartello con la scritta “Sono un bambino sporco”, un’altra volta era stato punito con una doccia gelata e un’altra ancora gli erano state infilate delle mutande in bocca per fargli scontare il peccato di aver fatto la pipì a letto. Insomma, una serie di violenze profonde e ripetute, delle umiliazioni imperdonabili che hanno distrutto il ragazzino nel suo animo e nella sua dignità.
Sono di ben altro avviso i legali della coppia di genitori, intenzionati a non accettare la condanna e ad impugnare la sentenza. Oltre al carcere, i due dovrebbero corrispondere una provvisionale di 20mila euro. Ma come sta la vera vittima? Il bambino oggi ha 17 anni e vive in una comunità. Originario di Donetsk, in Ucraina, era stato affidato alle cure di questa famiglia apparentemente per bene. Su una cosa sono tutti d’accordo, sia dalla parte dell’accusa che da quella della difesa: si tratta di un fallimento adottivo su tutta la linea e il dossier che ha dato vita alla convivenza tra i genitori e il bambino dovrà essere esaminata in modo molto più approfondito rispetto a quanto fatto in origine.
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