L. ha 9 anni e vuole esplorare l’universo femminile, nonostante sia un maschietto. La mamma ha raccontato la storia sul suo blog, definendolo “gender fluid”.
Bambine che si sentono più a proprio agio con i capelli corti e i vestiti da maschio e bambini che, al contrario, amano il rosa e giocano con le bambole. Non sono in pochi e il blog “Mio figlio in Rosa” aperto da mamma Camilla ha raccontato la storia di uno di loro. Si tratta di L., un bambino di 9 anni vivace come i suoi coetanei ma con gusti diversi: preferisce indossare ballerine luccicanti, va a scuola con un portapranzo rosa e porta i capelli lunghi. Spesso le altre persone hanno il dubbio che si tratti di un bambino e non di una bambina, ma L. si definisce semplicemente così: “Io sono io”.
Mamma Camilla lo lascia vivere serenamente la sua vita, nella Firenze in cui abita insieme al resto della famiglia. Sul blog si lascia andare ad aneddoti, pensieri e considerazioni: “Siamo una famiglia normale a cui piace leggere, viaggiare, giocare e passeggiare in montagna”, ha detto. Unico segno particolare, un figlio che vorrebbe essere anche una bambina pur essendo nato biologicamente maschio. Camilla l’ha accettato subito ma ha cercato informazioni su internet per poter capire più a fondo le esigenze del piccolo. Così, ha scoperto che L. “è un bambino gender fluid, ovvero che sta bene dentro al suo corpo ma ama esplorare il femminile, usarne l’abbigliamento, i giochi, il comportamento”. In America e nella vicina Spagna ci sono già delle reti volte ad aiutare i genitori, ma in Italia purtroppo non esiste nulla di simile.
È proprio qui che parte il progetto di Camilla, come raccontato in un’intervista a La Stampa: la donna ha aperto il blog per diventare un punto di riferimento e aiutare tutti genitori a garantire ai figli una crescita sana e sicura. “Per le creature gender fluid e transgender è salvifico un protocollo di somministrazione dei bloccanti, gli stessi già regolarmente usati per la pubertà precoce. Si tratta di inibitori ipotalamici che bloccano la produzione degli ormoni e ritardano quindi l’arrivo della pubertà […] lasciando il tempo di maturare la decisione riguardo la propria transizione verso il sesso a cui si sente di appartenere senza la pressione psicologica di un corpo che cambia”. Ecco quindi cosa serve ai gender fluid: più tempo.
Per le bambine che vogliono indossare abiti maschili è più semplice: i giudizi sono più indulgenti. Perché ciò non può avvenire anche con i maschietti? La battaglia di Camilla è intenzionata a continuare su questa strada, tant’è che la mamma sta scrivendo un libro e organizzando un’associazione: “Bisogna capire che la normalità non esiste e che la diversità, intesa come varietà, è la vera ricchezza del genere umano”. Alcuni commenti arrivati dalla rete supportano le sue parole. Un incoraggiamento non da poco: evidentemente Camilla è sulla giusta strada.
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