ChiaraSole ha combattuto per 14 anni contro i disturbi alimentari ma poi dentro di lei è scattato qualcosa: ha deciso di cambiare vita e di fare qualcosa per migliorare anche quella degli altri.
Il 15 marzo è la Giornata dedicata ai Disturbi Alimentari e rappresenta l’occasione giusta per raccontare la storia di ChiaraSole, una donna di 42 anni che ha lottato per ben 14 anni contro anoressia, bulimia e binge eating (vale a dire la abbuffate senza successivo vomito). Originaria di Rimini, ChiaraSole ha cominciato a manifestare i primi sintomi in seguito ad una dieta drastica e troppo sbilanciata. La sua autostima ha cominciato a vacillare e così è sprofondata in una malattia che le ha divorato prima la mente e poi il corpo.
Il suo peso, come ha raccontato a Vanity Fair, oscillava tra i 36 e i 90 chili. Oltre alla dieta drastica erano sopraggiunti una serie di traumi e insicurezze che avevano completamente minato la sua autostima ma ovviamente lì per lì non riusciva né a vederli né a superarli. La sua famiglia ha cercato di aiutarla in ogni modo: suo fratello l’aveva persino portata in Svizzera e poi in Florida, Stati Uniti. “Ero arrivata a mangiare anche 20 chili di pasta al giorno”, ha raccontato ChiaraSole. Pur agendo di nascosto, la donna ammette che era sua abitudine lasciare degli indizi per essere scoperta: finiva tutto il cibo in casa, lasciava tracce delle sue azioni in bagno… Insomma, la situazione appariva davvero disperata.
A fare luce sui traumi che l’avevano spinta in quella condizione sono stati 3 anni di psicoterapia, i quali le hanno permesso di guardarsi dentro come non aveva mai fatto prima. Dopo ricoveri, comunità, crisi isteriche, medicinali e ogni genere di tentativo, alla fine ChiaraSole ha trovato la forza di girare pagina e di cambiare la sua vita. Non solo quella, però: in collaborazione con il dottor Matteo Mugnani, infatti, la donna ha creato l’associazione MondoSole per cambiare anche quella degli altri. Il suo intento è dire alle persone che guarire da queste malattie è certamente possibile. La donna è diventata operatrice sanitaria, lavora a tempo pieno nella sua associazione e, non meno importante, cibo e corpo sono tornati ad essere per lei semplicemente cibo e corpo.
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