Uno scienziato statunitense col desiderio di diventare immortale ha tentato il tutto per tutto attraverso un esperimento che ha scioccato tutti: si è iniettato dna ‘alieno’ nel sangue per vivere più a lungo. Di cosa si tratta esattamente?
Brian Hanley si dedica da molti anni alla ricerca di una cura contro l’hiv e proprio all’interno di uno dei suoi lavori ha trovato uno spunto particolarmente fuori dagli schemi: l’ormone detto Ghrh stimola la produzione dell’ormone della crescita (Gh) e si attacca alle cellule usando gli stessi recettori che usa il virus dell’Hiv per danneggiarle. Da qui, un’idea: “Ho pensato che più ormone Ghrh abbiamo, più l’hiv troverà quei recettori ‘occupati’ e la malattia si fermerà. Anche perché l’ormone Ghrh potenzia il sistema immunitario”, ha detto in un’intervista rilasciata a Repubblica.it. Peccato però che nessuno abbia voluto investire nel suo progetto. Il porfessor Hanley certamente non si è arreso e ha trovato altre applicazioni ‘più appetibili’ che potessero suscitare l’interesse dei potenziali investitori.
La stimolazione del sistema immunitario e il contrasto dell’invecchiamento facevano proprio al caso suo, così lo scienziato ha deciso di compiere un gesto folle e pericoloso: ha progettato un dna che contenesse il Ghrh, lo ha fatto realizzare da un laboratorio e poi se l’è fatto iniettare nelle vene facendolo penetrare nelle cellule attraverso una scossa elettrica che, a sua detta, gli dà ancora i brividi. Questo dna ‘alieno’, completamente estraneo al suo corpo, lo ha reso un bio-hacker a tutti gli effetti. A modificare non è il dna dell’individuo bensì le cellule, di conseguenza Hanley ha dovuto ripetere l’operazione per due volte: la prima nel luglio 2015, la seconda volta (con anestesia) nel 2016. Gli effetti infatti sono solo temporanei ma il microbiologo ha deciso lo stesso di diventare la cavia dei suoi stessi esperimenti.
L’idea di fondo è semplice: trarre giovamento da un ormone – quello della crescita, appunto – che ha il suo picco nei primi dieci anni di vita e poi cala bruscamente. Il pregio più grande dovrebbe essere quello di vivere meglio e più a lungo, ma a diversi mesi di distanza dall’operazione come si sente il suo corpo? Nel corso della sopraccitata intervista Hanley ha risposto in modo dettagliato: “Il primo mese euforico, ma potrebbe essere un effetto placebo. Però sono cambiati valori che l’effetto placebo non può influenzare: ho più globuli bianchi, 20 per cento in meno di colesterolo cattivo e 20 per cento in più di quello buono, e ho 10 battiti in meno al minuto. Mi sembra anche di guarire prima dalle ferite”. In futuro faremo tutti queste iniezioni e camperemo bene fino a 130 anni?
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