La media dell’età in cui i ragazzi fanno il primo tatuaggio o piercing è scesa vertiginosamente: la colpa, inevitabilmente, ricade sui genitori che danno il consenso già a partire dai 10-12 anni.
Sull’argomento tatuaggi e piercing si è abbattuta una vera bufera in seguito alla segnalazione dell’ospedale Bambino Gesù di Roma. L’allarme è scattato in seguito al susseguirsi di bambini che cominciano a tatuarsi o fare piercing ad un’età sempre più precoce, ovviamente con la complicità di genitori forse troppo superficiali. Il pericoloso trend in effetti è incoraggiato da mamme e papà che probabilmente non conoscono i rischi cui vanno incontro i più piccoli. Il dato è davvero scioccante: l’ospedale pediatrico ha segnalato numerosi casi di bambini con tatuaggi già all’età di 5 anni.
Una ricerca Eurispes ha confermato questi numeri attraverso un’analisi che ha coinvolto 3800 ragazzi: nel 20,3 per cento dei casi si ha un piercing già tra i 12 e i 18 anni (soprattutto nelle ragazze), mentre l’età media si abbassa ancora di più quando si parla di tatuaggi. Il primo viene fatto addirittura a 10-12 anni. Che dire poi degli adulti che portano i figli dal tatuatore già a 5 anni? Ovviamente non vengono considerati tutti i possibili rischi quali allergie all’inchiostro, infezioni o gonfiori.
Ma non è finita qui. Nel sangue potrebbero entrare virus che portano all’epatite B e C. In altre parole, tatuaggi e piercing non sono affatto un gioco. L’obiettivo minimo a questo punto deve essere quello di risvegliare le coscienze dei genitori affinché si evitino gli eccessi e si convincano i ragazzi ad aspettare un’età un po’ più adulta. Ancora più importante rivolgersi a strutture specializzate e a norma di legge, nelle quali sia garantito l’uso di strumenti adeguati così da ridurre al minimo i rischi di infezione. D’altronde ridisegnare se stesso e la propria immagine dovrebbe avere una motivazione profonda che probabilmente non sussiste in un bimbo di 5 anni né tantomeno su uno di 10.
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