È un diritto del paziente ma in molti nemmeno lo sanno: quando tac o visite specialistiche sono davvero necessarie, se l’attesa è troppo lunga si può andare privatamente pur pagando solamente il ticket. Tutte le info che servono.
Ci si lamenta spesso di un servizio sanitario lacunoso, lento, che costringe i malati ad attendere tempi eccessivamente lunghi prima di ottenere prestazioni mediche delle quali avrebbe urgente bisogno. Ciò che sfugge a molti, tuttavia, è la presenza di un Piano Nazionale di governo delle liste d’attesa che stabilisce sin nel dettaglio le priorità e i tempi massimi entro i quali fornire ogni servizio: esami, visite specialistiche, ricoveri in ospedale e interventi chirurgici. Ad entrare nel dettaglio è stato lo Studio Cataldo, sito di informazione legale che ha voluto fornire tutte le conoscenze del caso.
Il primo passo per far valere i propri diritti è leggere con attenzione l’impegnativa del medico, il quale dovrà inserire una lettera per specificare in quale dei 4 ordini temporali rientra il caso: U sta per ‘urgente’ (visita da effettuare entro le 72 ore), B sta per ‘in tempi brevi’ (entro 10 giorni), D sta per ‘differibile’ (entro 30 giorni per una visita normale e 60 per una esame strumentale quali la tac con o senza contrasto, la mammografia, la risonanza magnetica e l’ecocolordoppler), infine P sta per ‘programmate’ (il limite in questo caso arriva a 180 giorni dalla prescrizione). Se i tempi non vengono rispettati il paziente non deve certo restare a casa ad attendere che il proprio quadro clinico si complichi. Al contrario, deve richiedere che la prestazione medica venga fornita tramite attività libero-professionale intramuraria oppure da un privato corrispondendo solo l’importo previsto dal ticket.
Come fare? Occorre presentare una richiesta in carta semplice al direttore generale dell’Asl di appartenenza, nella quale si andranno ad elencare i propri dati, il motivo della visita, i riferimenti temporali e la prova che la prestazione di cui si necessita non è ancora stata evasa. Il tempo massimo d’attesa va garantito almeno per il 90 per cento dei cittadini che ne fanno richiesta, di conseguenza ci sono buone possibilità di venire ascoltati. Basta sapere cosa rientra nei propri diritti e agire di conseguenza.
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