La mamma di Asher aveva cominciato una battaglia su Facebook affinché lo splendido figlio down non fosse discriminato nel mondo della moda. Ora l’azienda OshKosh B’Gosh l’ha scelto come protagonista della sua pubblicità di Natale.
Asher è nato con la sindrome di Down ma ciò non gli impedisce certo di essere un bambino bello, vivace ed estroverso. Per questo motivo la mamma Meagan lo ha portato in varie agenzie di baby-modelli per farlo ‘entrare nel giro’ e magari trovargli qualche lavoretto in quel mondo così divertente e stuzzicante. Purtroppo però i suoi tentativi erano finiti puntualmente con un nulla di fatto. Nessuno lo voleva e alcuni le avevano addirittura addotto come motivazione il fatto che “il cliente non aveva specificato esigenze particolari”. È cominciata così la sua battaglia su Facebook: perché nessuno prendeva in considerazione il figlio e perché lo scartavano ancor prima di vedere le sue foto?
Asher e la sua mamma battagliera avevano così rotto il muro del silenzio e colpito l’opinione pubblica: migliaia di like, condivisioni, commenti, persino ospitate nei talk-show e qualche servizio al tg. Qualcosa si stava muovendo. E in effetti Asher ha avuto la sua rivincita: ora è il protagonista della campagna pubblicitaria di Natale dell’azienda OshKosh B’Gosh, un colosso dell’abbigliamento per bambini. Insomma, un lavoro che qualsiasi bambino-modello avrebbe voluto. Gli scatti del piccolo Asher sono bellissimi e il cliente non può che ritenersi soddisfatto della sua scelta coraggiosa e in controtendenza.
Oltre al risultato estetico delle foto e della pubblicità, la OshKosh B’Gosh è stata ripagata anche a livello di immagine: i commenti sono stati entusiastici. “Grazie #oshkoshkids perché non discrimini”, ha scritto qualcuno. Insomma, la battaglia cominciata ad ottobre 2016 da mamma Meagan è stata ampiamente vinta e Asher può certamente considerarsi soddisfatto e fiero di sé. Non è la prima volta che la sindrome di Down entra nel mondo della moda (LEGGI ANCHE: IZZY, LA PRIMA BAMBINA DOWN CHE FA LA MODELLA), probabilmente è ora che le agenzie di settore si accorgano che una cosa non esclude l’altra.
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