Gli asili nido danno sempre meno certezze ai genitori: la cronaca riempie pagine e pagine con maltrattamenti e percosse. Eppure a Roma è successo l’impensabile.
Se non fosse una vicenda tragica ci sarebbe quasi da ridere. È successo a Roma, in zona Aurelia, e la storia è cominciata diversi mesi fa. Ad aprile sono state denunciate e poi arrestate 3 educatrici di un asilo nido. A settembre, in primo grado con rito abbreviato, sono arrivate le condanne: 3 anni e 4 mesi di reclusione per una di loro, 2 anni e 2 mesi per le altre due. I bambini venivano maltrattati dalle tre donne ma quando l’intera questione era finita sotto i riflettori si è scelto di far tornare i piccoli a frequentare la struttura per evitare ulteriori traumi.
Una sola settimana di chiusura per l’asilo nido, dopo la quale tutto era tornato come prima, con l’arrivo di tre supplenti. Ad aprile, maggio e giugno i bambini erano tornati in classe ma i genitori avevano smesso di fare una cosa fondamentale per il Comune: pagare la retta. Per questo sono arrivati dei solleciti che vanno dai 600 ai 1200 euro a famiglia (in base al loro reddito) e si andrà fino in fondo con l’iscrizione della cartella esattoriale.
Inutile dire che i genitori non l’hanno presa affatto bene. Anzi, si sono sentiti addirittura insultati e sono pronti a fare ricorso. Un padre ha raccontato il suo choc nella speranza che si comprenda la reale gravità dell’intera questione: “Siamo tutti in terapia, la speranza è che i nostri figli non abbiano subìto traumi permanenti. E invece il Comune che fa? Chiede i soldi a noi vittime per gli ultimi 3 mesi di scuola mentre dovrebbe restituirci quelli che abbiamo versato per i primi 7 mesi, quando avvenivano i maltrattamenti”. Nessuno al Comune ha pensato al servizio che non è stato offerto per quei 7 lunghi mesi durante i quali avvenivano addirittura crimini mostruosi. La storia non finisce qui e non resta che augurarsi che per una volta trionfi la giustizia come unico e piccolo risarcimento per l’immensa sofferenza inferta ai protagonisti di quest’incubo.
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