Kristian Simoni si è fatto onore nella cucina infernale di Hell’s Kitchen Italia, piazzandosi al 3′ posto. Chef Cracco ha apprezzato la sua forza da vichingo (com’è stato ribattezzato all’interno del programma) e i compagni di brigata hanno ammesso l’abilità nell’impiattare e nel valorizzare le conoscenze raccolte durante le sue esperienze all’estero. Kristian ha viaggiato tanto e in cucina è più maturo dei suoi 22 anni: ora cosa gli riserverà il futuro? VelvetBody lo ha intervistato per saperne di più.
Hell’s Kitchen: alcuni momenti (come la vittoria nel refettorio ambrosiano di Bottura o la lezione privata con chef Cracco) sono stati particolarmente positivi, ma quali sono stati invece i momenti più complicati?
Ad Hell’s Kitchen è stato un percorso favoloso, umano e professionale. Ricordo con piacere tutta la mia avventura, i momenti difficili accadono, sei sempre sotto tensione e stress e devi cercare di tirare fuori il meglio. Ricordo una puntata (durante l’eliminazione di Aniello) in cui lo chef Carlo Cracco era un continuo “martello” su ogni cosa: è stato stressante, ma ti aiuta sempre a tirare fuori la grinta giusta che serve in cucina.
Se tu fossi arrivato in finale che menù avresti proposto?
Fossi arrivato in finale avevo già pronto il mio menù, sarebbe stato un misto delle mie esperienze estere. Avrei iniziato come amousebouche una perla di cipolla cotta sottovuoto ripiena con un purè di mela con semi di mostarda “pickle” (come lo chiamo io), una polvere di cenere di porro e rafano. Come primo: un risotto con crema di cavolfiore marrone e broccoli in varie cotture e consistenze. Secondo: uno filetto di agnello cotto sottovuoto, con un purè di carota caramellizzata, “gnocchi” di orzo e prezzemolo, e una salsa di carne aromatizzata alla carota. Per finire come dolce avrei proposto quello imparato nella lezione privata con Cracco. Insomma avevo le idee belle chiare.
Pur avendo viaggiato molto, fai questo lavoro solamente da 5 anni. Quali aspetti senti di dover migliorare e quali sono invece i tuoi punti forti?
In cucina come nella vita, non si smette mai di imparare e non si è mai arrivati. A mio favore, seppure lavoro nelle cucine da soli 5 anni, è aver avuto modo di lavorare in brigate internazionali e aver appreso molte tecniche e piatti di altre colture.
Cos’ha apprezzato Cracco della tua cucina in particolar modo?
Questo non lo so dire, forse la parte estetica e il mix di colture che mettevo in un singolo piatto, sicuramente però è rimasto colpito da qualcosa e questo mi fa assolutamente piacere.
Dai un consiglio a tutti i “cuochi di casa”, che si dilettano con la cucina tra le loro quattro mura domestiche…
Cucinare a casa è sempre un piacere, si cucina per persone care, amici, non hai di fronte un cliente. Il segreto è metterci amore in quello che si prepara, e le nonne e madri sanno bene che è l’ingrediente “segreto” per rendere una pietanza ottima.
In un’intervista hai parlato di un progetto che ti porterà presto in Italia (per la precisione ad Asti). Puoi dirci qualcosa in più?
La mia intenzione è di investire su Asti città in cui sono cresciuto e portare con me tutto il mio bagaglio di esperienze, sono in ballo in un bellissimo progetto, ma per scaramanzia non dirò nulla fino a che si concretizzi. Mai dire mai!
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