Per prevenire il tumore alla prostata potrebbe bastare… un’aspirina! Una ricerca condotta dalla Società Italiana di Medicina Generale spiega come ridurre il rischio del 40 per cento.
Capita sempre più spesso che medicinali di uso comune si rivelino utili anche per combattere patologie ben più gravi. Dopo il caso dell’antidolorifico Lysalgo (LEGGI ANCHE: ALZHEIMER, INCREDIBILE SCOPERTA: FARMACO CONTRO DOLORI MESTRUALI CURA LA MEMORIA), è la volta dell’aspirina nei confronti del tumore alla prostata. A quanto pare una ricerca condotta dalla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) ha constatato effetti positivi nel prevenire l’insorgere della malattia. un’incidenza che arriva addirittura al 40 per cento dei casi, come documentato dallo studio.
I ricercatori hanno preso in esame oltre 13mila pazienti afflitti da malattie cardio-vascolari, consultando i dati presenti nell’imponente Health Search IMS Health Longitudinal Patient Database. A quanto pare, la SIMG non ha dubbi: il tumore alla prostata può essere prevenuto dall’aspirina nel 40 per cento dei casi e si può arrivare al 60 per cento assumendo regolarmente l’aspirina per 5 anni. Dati significativi anche nella prevenzione del carcinoma al colon-retto: 30 per cento in meno. Le sue proprietà, inoltre, potrebbero essere sfruttate – con le opportune modalità – anche nella prevenzione del cancro al pancreas e al seno.
La ricerca è davvero significativa, visto che il tumore alla prostata è il più comune tra gli uomini italiani e ogni anno colpisce decine di migliaia di individui solamente nel nostro Paese. Secondo la SIMG grazie all’aspirina si potranno dimezzare le nuove insorgenze e il motivo lo ha spiegato il dottor Francesco Lapi, coinvolto in prima persona nel team di ricerca: “(L’aspirina) è un farmaco antiaggregante e antinfiammatorio. Agisce inibendo alcune vie enzimatiche che favoriscono la proliferazione cellulare. Quindi riesce a bloccare la riproduzione incontrollata delle cellule che caratterizza le patologie oncologiche“. I dati, in linea con altri studi svolti all’estero, dovranno essere ulteriormente confermati. Una cosa però è certa: è fondamentale che la medicina generale si metta al fianco dell’oncologia per incentivare la prevenzione.
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