La gravidanza stava manifestando dei problemi che avevano reso necessario il parto dopo sole 21 settimane. Il bimbo era nato prematuro e aveva commosso il mondo, ma come sta oggi quel bambino?
Samuel Alexander Armas, originario di Atlanta (Georgia, Stati Uniti) era stato costretto ad uscire molto presto dalla pancia della mamma. Nel 1999 la sua foto (scattata con maestria e cuore da Michael Clancy per l’Usa Today) aveva fatto il giro del globo commuovendo tutti per la sua tenerezza e al tempo stesso per la sua forza: quel piccolissimo neonato stringeva con la sua manina il dito del dottor Joseph Bruner, il chirurgo che lo aveva appena fatto nascere ed operato. Inutile sottolineare la delicatezza dell’intervento e la preoccupazione che aveva scatenato.
Il problema riscontrato al feto era la spina bifida, una malattia congenita che può causare handicap sia a livello neurologico che a livello fisico. Per questo motivo la manina di Samuel Alexander era stata ribattezzata come “la mano della speranza”: il piccolo si stava aggrappando al chirurgo e simbolicamente anche alla vita. Da quel lontano 1999 sono ormai passati oltre 16 anni. Il neonato è diventato un adolescente che proprio come allora ama la vita e non ha alcuna intenzione di mollare la presa. Ma come se la passa il ragazzo?
Non male, per fortuna. Samuel Alexander frequenta il liceo di Douglas County e, nonostante sia costretto a vivere sulla sedia rotelle, gioca nella squadra di basket dell’Atlanta Wheelchair Hawks. Ha due fratelli, Ethan di 12 anni e Zachary di 10, il quale è nato a sua volta con la spina bifida ma senza la possibilità di essere operato. Samuel Alexander è un ragazzino felice, pieno di fede e voglia di fare, come emerge dalle sue stesse dichiarazioni: “Sento che prendo decisioni forti perché sono forte in Dio. Credo che sia importante quando si ha un handicap. Capisco quanto avrei potuto stare male e so quanto (Dio) mi abbia benedetto. Se non fossi nato con la spina bifida, non conoscerei tante persone che oggi invece conosco e non potrei fare basket sulla sedia rotelle, che mi ha cambiato completamente. Potrei pensare che la spina bifida sia uno svantaggio, ma ringrazio Dio per questo tutti giorni“.
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