Milano ha salutato il professor Umberto Veronesi con un funerale dal rito laico. Oltre al lungo corteo in suo onore, vale la pena onorarne la carriera in ambito medico ricordando le scoperte più importanti, il credo e le frasi celebri.
Umberto Veronesi si è spento nella sua casa milanese l’8 novembre 2016. Pochi mesi fa aveva dimostrato un certo rammarico per il fatto di non aver realizzato il suo sogno più grande: vivere abbastanza a lungo da vedere l’abbattimento del cancro (LEGGI ANCHE: UMBERTO VERONESI CONTRO LE CURE ALTERNATIVE: “DIFENDO LA CHEMIOTERAPIA”). In effetti i tumori ancora causano milioni di morti ogni anno, eppure i progressi fatti da Veronesi non possono certo passare sotto silenzio. Le sue ricerche si sono dirette principalmente in due direzioni: quella delle donne, vittime dei tumori al seno e all’utero, e quella dell’alimentazione vegetariana, fondamentale per combattere diversi tumori allo stomaco.
Le donne non possono che apprezzare il lavoro svolto da Veronesi nel corso della sua lunga carriera. L’oncologo ha infatti dato un immenso contributo alla medicina: è merito suo se oggi si utilizzano tecniche come la quadrantectomia, ovvero l’intervento che asporta solo la zona mammaria relativa al nodulo tumorale e non l’intera mammella (giudicata una ‘mutilazione inutile’ da Veronesi), la tecnica salva-capezzolo e il linfonodo sentinella, ovvero il primo linfonodo raggiunto da metastasi che può dare l’allarme e portare così ad una diagnosi precoce.
Oltre alla terapia, per Veronesi era fondamentale l’aspetto psicologico del paziente: il malato doveva essere ‘accolto’ ed allietato nella sua sofferenza. Fondamentale inoltre il digiuno una volta a settimana: come spiegato nel suo ultimo libro “La dieta del digiuno”, non immettere cibo nel corpo per un’intera giornata una volta a settimana avrebbe potuto scongiurare l’insorgere di gravi patologie. Non solo cura dei tumori, quindi, ma soprattutto prevenzione e promozione di uno stile di vita sano.
Tra le sue frasi più belle, doveroso ricordare quelle dedicata a scienziati, ricercatori e soprattutto infermieri: “Non bisogna smettere di essere curiosi e dedicarsi alle passioni intellettuali”, “Bisogna amare la gente per fare il medico, se non sai ascoltare il malato, se non ti chiedi di cosa ha paura e cosa desidera, sei poco più di un bravo tecnocrate“, “Oh quanto mi hanno aiutato gli infermieri! A mio giudizio, gli infermieri non solo sono indispensabili per l’assistenza, ma il loro continuo rapporto con il paziente li rende gli osservatori più accurati del decorso della malattia”. Sulla carne, infine, ha affermato: “Il mio impegno a favore del vegetarianismo non ha solo basi scientifiche e mediche, ma anche filosofiche […] Rinunciare alla carne è per me innanzitutto un modo di contribuire ad alleviare sofferenze inutili agli animali. Perché l’uomo è davvero l’animale più crudele”. Le ricerche di Veronesi ovviamente terminano con la sua morte, ma l‘eredità che lascia va ben oltre le cose materiali.
I figli affermano che il decorso della malattia è stato velocissimo. Nelle ultime settimane la sua salute si era notevolmente aggravata ma il professore non ha voluto essere ricoverato. Se n’è andato in casa sua, accanto alla sua famiglia. D’altronde questa scelta è perfettamente coerente con un’altra delle sue battaglia: quella per l’eutanasia. Il malato deve poter scegliere di andarsene in serenità, senza alcun accanimento. Proprio come ha fatto lui, alla soglia dei 91 anni (li avrebbe compiuti il 28 novembre).
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