La crisi economica dell’Italia costringe i cittadini a fare molti sacrifici: i consumi devono essere tagliati, ma a cosa sono costretti a rinunciare? Per prima cosa al cibo. La lista degli alimenti ‘off limits’ comincia a diventare lunga…
L’uscita dalla crisi e la ripresa dell’economia sono al momento più una speranza che una reale possibilità. A dirlo sono i dati che confermano condizioni economiche difficili in tutto lo stivale. Si parla di crisi per una porzione di popolazione decisamente cospicua e i tagli ai consumi sono inevitabili. La situazione diventa davvero preoccupante soprattutto quando ad essere tagliati sono i consumi alimentari. Da tempo gli italiani sono costretti a risparmiare anche al supermercato e rinunciano ad una lista di alimenti sempre più lunga. Senza contare che nulla può essere buttato: la pasta diventa frittata il giorno dopo, le torte in casa sostituiscono le merendine, gli avanzi vengono scaldati e tornano sul piatto (il che, probabilmente, è l’aspetto più positivo dell’intera faccenda).
Ovviamente i genitori tendono a proteggere i propri figli e ad economizzare su se stessi. Ecco allora che dall’operaio all’impiegato, passando per molti liberi professionisti, artigiani e pensionati, il cosiddetto ‘italiano medio’ fa fatica a seguire i principi della vera dieta mediterranea. Il pesce, si sa, è molto costoso. Per questo motivo gli italiani scelgono sempre più spesso quello azzurro con le lische, più economico ed abbordabile. Stesso discorso per la carne: per limitare i costi si preferisce comprarla ai bambini mentre gli adulti trovano le proteine da altri cibi meno pregiati (legumi in primis). Anche le verdure presentano gli stessi inconvenienti: molti riescono ad ovviare coltivando qualche ortaggio in casa, chi però non dispone di un piccolo orto casalingo deve fronteggiare i costi sempre più elevati di frutta e verdura.
Ovviamente a pagarne le conseguenze è la salute, visto che aumenta il rischio di malattie, sovrappeso e obesità. Nell’ultimo anno 16,6 milioni di italiani hanno ridotto il consumo di carne, 10,6 quello del pesce, 3,6 quello della frutta, 3,5 quello della verdura. Che dire poi del divario tra le varie classi sociali? Quelle più abbienti riescono a comprare un po’ di tutto (nonostante anche nei loro acquisti siano stati evidenziati dei cali), mentre le famiglie a basso reddito devono tagliare proteine e vitamine di cui invece avrebbero bisogno. Un esempio su tutti, per far capire l’entità del problema: negli ultimi 7 anni al Sud (dove il reddito è di un quarto inferiore alla media nazionale) si è verificato un calo della spesa del 16.6 per cento e il tasso di obesità e sovrappeso è del 49.3 per cento. Quasi la metà della popolazione.
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