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Scoperta proteina dell’invecchiamento: nuova chiave contro Alzheimer e Parkinson

L’elisir dell’eterna giovinezza potrebbe diventare realtà nel giro di poco tempo: è stata scoperta la proteina che provoca l’invecchiamento, ora non resta che bloccarla.

Il processo di invecchiamento del corpo umano non è piacevole sotto nessun punto di vista: la bellezza lascia il posto alla ‘maturità’, le performance del corpo cambiano in ogni attività, la salute viene intaccata dai primi acciacchi. Per alcuni, poi, sopraggiungono malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. In questo scenario, un punto importante è stato segnato dai ricercatori dell’università di Nottingham. Il team di scienziati guidati da Lisa Chakrabarti ha scoperto la proteina che si trova proprio alla base dell’invecchiamento, presente nei mitocondri (considerati non a caso le centraline energetiche delle cellule).

Nello specifico ci si è concentrati su una famiglia di proteine in particolare, ovvero le anidrasi carboniche. Queste si trovano appunto nei mitocondri, i quali trasformano l’ossigeno che viene respirato nell’energia necessaria al corpo per funzionare. Ciò che è emerso dagli studi è che l’anidrase carbonica è presente in maggior quantità (ed è anche più attiva) nel cervello delle persone di mezza età e in quelle giovani con un inizio di degenerazione. Sono loro, quindi, le cause dell’invecchiamento. Partendo da questa scoperta l’elisir di eterna giovinezza – intesa non tanto come assicurazione di bellezza quanto piuttosto di una salute più durevole – non è più un sogno utopistico e completamente irrealizzabile.

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Aging e potrà aprire la porta a nuovi farmaci in grado di fronteggiare patologie quali Alzheimer e Parkinson (LEGGI ANCHE: PARKINSON: GRAZIE ALLA FONDAZIONE MICHAEL J. FOX PASSI AVANTI NELLA RICERCA), poiché è esattamente l’invecchiamento delle cellule a portare queste malattia ai loro stadi peggiori fino ad arrivare al decesso. Bloccare una proteina potrebbe impedire il lento spegnimento dell’individuo, per questo adesso sarà fondamentale individuare le molecole migliori con cui agire su di essa, studiando ogni singola reazione del corpo. Se di recente è stata pubblicata una ricerca secondo la quale l’età massima che può raggiungere un uomo è quella di 125 anni, anche questo limite potrebbe essere abbattuto?

Photo credits Pinterest

Raffaella Mazzei

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Raffaella Mazzei

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