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Il nuovo Fertility Day: niente cartoline, dietrofront del Ministero

Dopo le cartoline che erano state criticate da tutto il web, il Ministero della Salute non ha cancellato il Fertility Day ma certamente ha eliminato le cartoline: ora la campagna ‘parla di salute’.

Impossibile dimenticare le cartoline lanciate dal Ministero della Salute alla fine di agosto 2016 per promuovere il Fertility Day del 22 settembre 2016: il web, dopo un primo attimo di stupore, le aveva letteralmente demolite (LEGGI ANCHE: #FERTILITYDAY: CRITICHE PER LORENZIN, LA GENTE SPERA SIA UNA BUFALA DI LERCIO.IT). Alla gente non erano andati giù né gli slogan né le foto.

Ovviamente non si trattava del loro gusto estetico (nonostante si potrebbe discutere anche di quello) quanto piuttosto del messaggio che lasciavano trasparire. I giovani – secondo la prima versione del Fertility Day – avrebbero dovuto fare figli perché considerato un bene comune, un atto di creatività, un regalo alla propria giovinezza. Tanti luoghi comuni, quindi, e nessun accenno a quali siano i veri motivi che ritardano (o annullano) la maternità.

Dopo la bocciatura di Renzi (“Non conosco nessuno che farebbe dei figli dopo aver visto delle cartoline”, ha detto il Premier), il dietrofront del Ministero è stato inevitabile. Eliminate tutte le immagini, sostituite da uno spot breve ed essenziale: “Fertility Day. Parliamo di salute”. Poche parole, accompagnate dal disegno di un fazzoletto rosso annodato. Tutto qui. La volontà è quella di cancellare le polemiche e soffermarsi sul vero scopo della campagna, ovvero discutere di problemi di infertilità, malattie sessualmente trasmissibili e prevenzione. Le iniziative avranno luogo in 4 città italiane: Roma, Catania, Bologna e Padova. Beatrice Lorenzin aprirà e chiuderà i lavori, collegata via streaming in tutte e 4 le sedi.

Questo il programma più dettagliato: a Roma si parlerà degli stili di vita per prevenire l’infertilità, a Bologna delle varie tecniche di fecondazione omologa ed eterologa, a Padova della diagnosi precoce dei problemi riproduttivi, a Catania di età fertile. Ciò che mancava nella prima versione del Fertility Day, tuttavia, continua a mancare. Se gli italiani non fanno figli o li fanno tardi la colpa va attribuita anche alla precarietà, ai licenziamenti che avvengono a causa della maternità, alla penalizzazione della donna in generale e all’assenza di garanzie per le giovani famiglie. In tutto questo, che posizione assumono il Ministero e lo Stato in generale? Il Fertility Day è ancora in tempo per porsi il problema.

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