Una malattia ereditaria mette a rischio la propria salute ma anche quella dei propri figli. Se poi il male in questione si chiama diabete, il timore cresce esponenzialmente. Un’importante scoperta, tuttavia, potrebbe porre fine al problema.
Avere un fratello o un genitore diabetico aumenta di 10 volte il pericolo di ammalarsi. Considerando che questa patologia affligge una persona per tutto il corso della sua vita e ne limita fortemente la quotidianità, prevenirne la trasmissione ereditaria significa migliorare la condizione di milioni di persone (LEGGI ANCHE: INSULINA IN PILLOLA: ADDIO AGO PER CHI SOFFRE DI DIABETE). Una corretta alimentazione, la giusta attività fisica e una vita che possa definirsi ‘sana’ sono i tre elementi fondamentali per tenere sotto controllo la malattia, ma ovviamente prevenire è meglio che curare.
Uno studio portato avanti dall’Università svedese di Götemborg e la Federico II di Napoli potrebbe aver scoperto un modo efficace per bloccare la trasmissione del diabete partendo dal dna. Nel dna, infatti, sarebbe presente un ‘interruttore’ che con i giusti metodi può essere bloccato. Tutto è partito dallo studio dei tessuti adiposi di 20 svedesi, 10 uomini e 10 donne, tutti normopeso e dall’età media di 40 anni. Il 50 per cento di loro, pur essendo sano, aveva un parente di primo grado affetto da diabete di tipo 2 (e per questo sono stati definiti “Fdr”, ovvero First Degree Relatives). L’analisi dei tessuti adiposi dei due gruppi ha permesso di individuare importanti differenze.
Gli Fdr hanno cellule del tessuto adiposo di dimensioni maggiori, che quindi non assolvono pienamente alla funzione di immagazzinare i grassi dalla dieta. La conseguenza è che il grasso resti libero di depositarsi dove non dovrebbe farlo, cuore e fegato in primis. È proprio questo a spianare la strada al diabete. Lo studio potrebbe portare a farmaci personalizzati e a test predittivi, per quanto la Società italiana di Diabetologia voglia mettere in guardia da quest’ultima pratica. Affinché sia possibile predire il diabete lo studio deve ancora andare avanti e i primi risultati devono essere senza dubbio confermati. L’entusiasmo degli addetti ai lavori, tuttavia, è estremamente elevato.
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