Non ci si potevano aspettare altre dichiarazioni dal professor Umberto Veronesi: dopo i casi di cronaca che hanno raccontato della morte di due ragazze a causa del rifiuto delle cure tradizionali, la condanna alle ‘false promesse’ è arrivata forte.
Umberto Veronesi, da sempre in prima linea per la lotta al tumore in maniera ‘tradizionale’, ha voluto commentare la recente morte delle 2 ragazze che si sono viste rifiutare le cure dai genitori, i quali hanno preferito altri ‘metodi’ (LEGGI ANCHE: ELEONORA BOTTARO: MALATA DI LEUCEMIA, I GENITORI RIFIUTANO LE CURE E MUORE). Come mezzo di comunicazione ha scelto La Repubblica e il quotidiano ha dato molto spazio alle dichiarazioni del celebre professore. La condanna alle terapie alternative è stata forte e chiara quanto il suo messaggio generale: la chemioterapia può salvare la vita e aumenta esponenzialmente le possibilità di guarigione.
“Nel nostro Paese purtroppo la fuga verso le false promesse di chi disconosce la medicina e proclama di aver trovato la vera cura contro il cancro o un’altra malattia grave, non sono una novità”, ha affermato. “Quelle di Eleonora, morta pochi giorni fa di leucemia a 18 anni e Alessandra, mancata a 34 anni per tumore del seno, sono storie che seguono la stessa tragica dinamica che induce una persona in un momento di fragilità estrema (Eleonora quando si è ammalata era anche minorenne, e il suo dramma si è automaticamente riversato sui genitori) a seguire qualsiasi imbonitore che sappia dare una speranza in più“.
Il pericolo in questi casi è che ci si lasci fuorviare dagli effetti collaterali della chemioterapia. Secondo Veronesi, questa deve essere liberata “dallo stigma di cura devastante, che fa paura più del cancro stesso”. Ciò che il professore ha voluto sottolineare è proprio l’aumento delle possibilità di salvezza anche per quelle persone che hanno ricevuto una diagnosi tardiva o che si trovano ad uno stadio avanzato della malattia. Per lui vale sempre la pena provare e lottare ricorrendo alla chemio, oggi sempre più mirata. Al centro di tutto, in ogni caso, deve restare il paziente: “Certo molto ancora resta da fare e non solo sul fronte della ricerca medica che ci può mettere a disposizione nuovi strumenti, ma anche e soprattutto su quello del rapporto medico-paziente. I vari guaritori hanno successo con i malati e le loro famiglie perché dedicano molto tempo al dialogo. Senza perdere la sua scientificità anche la medicina deve recuperare la sua capacità di prendersi cura della persona”.
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