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L’Alzheimer ha i mesi contati: un nuovo farmaco lo abbatte in un anno

Con l’Alzheimer l’obiettivo era sempre stato quello di bloccare il processo di deterioramento del cervello. Un nuovo farmaco promette di fare molto di più: ripulirlo completamento nel giro di un anno.

La ricerca sull’Alzheimer è una delle più attive del settore medico e nel corso dei decenni si sono tagliati importanti traguardi in questo campo. Prima di tutto è stata individuata la causa principale: si tratta delle placche amiloidi, ovvero dell’accumulo di proteine nel cervello. Sono loro a causare il deterioramento cognitivo dei malati: perdita di memoria, difficoltà nel portare a termine anche i compiti più semplici, confusione con tempi o luoghi, difficoltà nel parlare o nello scrivere, riduzione della capacità di giudizio, cambiamenti repentini dell’umore.

Partendo da questo presupposto, la scienza ha cominciato a chiedersi cosa fare per impedire questo lento ma inesorabile processo. Tra le tante soluzioni che si trovano attualmente in fase di sperimentazione (LEGGI ANCHE: ALZHEIMER: PET E UNA PUNTURA LOMBARE COME NUOVO PROTOCOLLO EFFICACE) si aggiunge un nuovo farmaco, ovvero l’Aducanumab. I suoi effetti, giudicati “incoraggianti”, sono stati illustrati all’interno della rivista scientifica Nature. In pratica si tratta di un anticorpo monoclonale che insegna al sistema immunitario dell’individuo a riconoscere le placche della malattia e a combatterle. Risultati più che positivi sono giunti già dopo 12 mesi di sperimentazione.

L'Alzheimer ha i mesi contati: un nuovo farmaco lo abbatte in un annoL'Alzheimer ha i mesi contati: un nuovo farmaco lo abbatte in un anno

Il medicinale si trova nella fase dello ‘studio preliminare’ ma sono già stati fatti anche dei test sull’uomo. Questi sono stati portati avanti su un gruppo di 165 persone affette da Alzheimer moderato. A metà di loro è stato dato un placebo, all’altra metà il farmaco in questione. Quest’ultimo gruppo ha evidenziato una “progressiva riduzione delle placche”. Roger Nitsch, ricercatore dell’Università di Zurigo e autore della ricerca, ha sottolineato che “dopo un anno le placche sono quasi completamente scomparse”. L’Alzheimer potrebbe davvero avere i mesi contati e stavolta le speranze sono particolarmente nutrite. Ripristinare le capacità del malato nel pensare, ragionare e ricordare rappresenta da sempre l’obiettivo primario: si ridarebbe al malato tutta la sua dignità e, con essa, la voglia di affrontare la propria quotidianità.

Photo credits Pinterest

Raffaella Mazzei

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