Un evento della portata del terremoto che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto 2016 finisce con l’avere inevitabili ripercussioni anche sulla salute di chi si è salvato. Per questo motivo i cardiologi hanno lanciato l’allarme: se si ignora il problema possono esserci conseguenze gravi.
Un terremoto come quello che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto 2016 provoca centinaia di vittime e scuote le coscienze di tutto il Paese. Ma i danni fisici non si esauriscono qui. Esiste un vero e proprio stress da terremoto che mette a rischio anche la salute degli individui più sani. Per questo motivo i cardiologi hanno lanciato un allarme: si rischia il 15 per cento di infarti in più se non si prendono le giuste precauzioni e soprattutto se si sottovaluta il problema. L’apparato cardiovascolare viene colpito duramente a discapito di ciò che si potrebbe pensare. Il motivo ha un nome esplicito: stress acuto, il quale può avere strascichi preoccupanti anche a distanza di mesi dall’evento che lo ha provocato.
Dall’imminente Congresso dello European Society of Cardiology arrivano raccomandazioni perentorie: oltre ai primi soccorsi fisici, vittime e persone vicine devono necessariamente continuare a ricevere un sostegno psicologico e neurologico. Le parole di Francesco Romeo, presidente della Società italiana di cardiologia (Sic), chiariscono il concetto: “Si chiama sindrome tako-tsubo o cardiomiopatia da stress, che provoca una sorta di necrosi nella parte apicale del cuore, modificando la forma del ventricolo in una specie di cestello (tsubo) usato dai pescatori giapponesi per la pesca del polpo (tako)”.
Gli effetti negativi sono stati osservati anche in seguito all’attentato alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001. L’elaborazione del lutto, lo stress che rimane in essere a causa delle condizioni di vita cui si è costretti ad abituarsi (i sopravvissuti hanno comunque perso tutto ciò che possedevano), sono fattori che condizionano in maniera estremamente negativa la salute cardiaca. Quali sono i sintomi? Attacchi di panico, insonnia, cefalea, stato di perenne ansia o paura. D’altronde il corpo attiva una sorta di ‘sistema d’allarme’, una difesa naturale volta ad aumentare la reattività dell’individuo. Tuttavia, se non si riesce a tornare alla normalità, vasi sanguigni e cuore ne patiscono. L’aumento della pressione, l’ispessimento delle arterie e l’incremento della produzione di globuli bianchi (i quali vanno ad ostruire i vasi sanguigni) sono le dirette conseguenze.
Per non parlare poi dell’esposizione duratura a polveri, metalli pesanti, residui di lampadine e apparecchiature elettriche. Ai problemi cardiaci si vanno ad aggiungere quelli respiratori. La soluzione resta la stessa: un’assistenza psicologica-sociale che deve essere fornita e dalla quale non ci si deve affatto nascondere. Insomma, un motivo in più (qualora ce ne fosse bisogno) per non dimenticare le vittime del terremoto quando si saranno spenti i riflettori della cronaca.
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