La scabbia non è un’infezione piacevole e il rischio contagio preoccupa sempre. Per questo il susseguirsi dei casi conclamati fa scattare l’allarme: altre 5 infezioni tra migranti a Roma e cure che si dimostrano completamente inefficaci.
I centri migranti presentano una lunga serie di problematiche alle quali bisognerà aggiungerne un’altra: la scabbia. Questa infezione della pelle è causata da un parassita di dimensioni ridottissime che si riesce ad introdurre sotto l’epidermide del povero malcapitato. Il sintomo più evidente è un prurito allergico molto intenso ma in alcuni casi più gravi si manifesta anche uno strato crostoso. Il contagio avviene sia tra uomo e oggetti che tra uomo e uomo. In effetti basta un contatto pelle-pelle per procurarsi la scabbia. Ecco perché la notifica del quinto caso di scabbia in poche ore ha messo in allarme prima un centro accoglienza per migranti sito a Roma (per la precisione si tratta di quello in via Riserva Nuova), poi un altro (quello in via Annibale Maria Di Francia).
Come prima precauzione sono stati isolati alcuni locali e alcuni ospiti dei centri, soprattutto in virtù della totale inefficacia dei trattamenti dermatologici utilizzati fino a questo punto. Una volta venuta a galla l’intera vicenda, la polizia locale ha accusato i centri migranti di non aver informato dei fatti gli agenti che collaborano al servizio di identificazione dei minori. Le loro interazioni con i migranti sono quotidiane (soprattutto quando occorre accertarsi dell’età effettiva di un potenziale minorenne) e la superficialità con la quale è stata affrontata la questione ha esposto al rischio di contagio sia gli agenti che coloro i quali a loro volta potrebbero essere toccati da questi ultimi (famiglie, colleghi, etc).
A tali considerazioni si aggiunge ovviamente il biasimo per la scarsa sicurezza sanitaria offerta in questi centri che per vocazione dovrebbero essere ‘accoglienti’ (LEGGI ANCHE: TESSERA SANITARIA PER I MIGRANTI: PIÙ SICUREZZE PER LORO E PER CHI LI ACCOGLIE). La richiesta inoltrata al sindaco di Roma è quello di sospendere il servizio nei centri sopra citati: ne va tanto della sicurezza degli ospiti quanto di quella dei lavoratori. I parassiti si manifestano dopo qualche giorno e i segni rimangono per altre 48-56 ore dopo l’aver debellato l’infezione. Per questo motivo diventa assai complesso delineare confini netti per il rischio contagio. L’unica soluzione è la massima allerta, in attesa di un segnale forte da parte delle autorità.
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