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Ice Bucket Challenge: primo risultato concreto dai gavettoni contro la Sla

Ricordate quelle secchiate d’acqua che dovevano testimoniare una donazione in favore della ricerca contro la Sla? Erano stati raccolti molti fondi e ora dalla scienza arrivano i primi risultati.

Sembrava solo la mania del momento, un gioco dettato dal puro esibizionismo: in molti avevano pensato che quei gavettoni di beneficenza non avrebbero portato da nessuna parte. Così non è stato, visto che i soldi raccolti hanno permesso a 80 ricercatori provenienti da 11 Paesi diversi di portare avanti le loro ricerche e di arrivare ad un’importante scoperta che potrà orientare verso una nuova cura contro la Sla.

Il risultato cui si è giunti è la scoperta del gene NEK1, associato alla malattia. Gli scienziati stanno operando all’interno del Project MinE e l’intento è proprio quello di sequenziare il dna di tutta la popolazione mondiale. I ricercatori hanno esaminato la composizione genetica di 15.000 persone affette da Sla e quello di altre 7.500 persone sane.

La cifra raccolta attraverso l’Ice Bucket Challenge è riuscita a dare linfa vitale ad un’iniziativa davvero cruciale per la ricerca. Lo ha spiegato Lucie Bruijn, ricercatrice della ALS Association: “La sofisticata analisi del gene che ha portato a questo risultato è stato possibile solo grazie al gran numero di campioni disponibili di sla. L’Ice Bucket Challenge ha permesso all’ALS Association di averli a disposizione”.

Sono state raccolti oltre 100 milioni di dollari, una cifra che oggi ha portato all’individuazione del gene e che domani, magari, darà una vera e propria cura alla Sla. Non male, per un gioco che era stato criticato ed osteggiato! (LEGGI ANCHE: GAVETTONE IN FAVORE DELLA SLA: L’ICE BUCKET CHALLENGE HA RAGGIUNTO I 220 MILIONI DI DOLLARI). La Sla è una malattia neurodegenerativa che porta alla graduale perdita di funzionalità nel cervello e nel midollo spinale. Il malato arriva alla paralisi totale nel giro di 2-5 anni: l’avanzamento della ricerca è quindi davvero importante per ridare speranza a persone condannate ad un triste e lento spegnimento.

Photo credits Facebook

Raffaella Mazzei

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Raffaella Mazzei

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