Eric Aniv svolge un compito che ha scioccato l’Occidente: fa sesso con ragazzine di 12-13 anni, non appena arrivano le loro prime mestruazioni. A volerlo sono gli anziani del villaggio, nonostante lui abbia l’aids.
Incredibile che certe vicende possano ancora verificarsi negli anni Duemila, eppure in alcune regioni africane la civiltà sembra essere rimasta diversi secoli indietro. La storia di Eric Aniv, d’altronde, avrebbe fatto inorridire anche secoli fa. Quest’uomo vive in un villaggio del Malawi dov’è conosciuto con un soprannome eloquente, ‘la iena’, e fa una professione decisamente fuori dagli schemi (e dalla morale): viene pagato per fare sesso con le ragazzine di 12-13 anni, nei 3 giorni che seguono le loro prime mestruazioni. L’atroce pratica ha lo scopo di depurarle e traghettarle al tempo stesso verso la maturità e l’età adulta. Per così dire, serve a farle diventare donne affinché poi siano anche buone mogli e buone madri.
Per avere rapporti con loro Aniv viene pagato dai 3 ai 5 dollari a bambina. Lo ha raccontato lui stesso in occasione di un’intervista choc rilasciata alla Bbc. A sua detta le piccole adolescenti sono felici di questa iniziazione e curiose di entrare a far parte dei cosiddetti ‘grandi’. La storia riportata dal Daily Mail, invece, è ben diversa: sono spaventate, inorridite, si sentono violate. Alcune ammettono di aver partecipato al rito per paura e inorridiscono al solo ricordo. Di fatto, quello di Aniv è un vero e proprio stupro. Uno stupro autorizzato dagli anziani del villaggio e addirittura retribuito, ma il nome di questa pratica non potrebbe essere nessun altro.
Se tutto ciò non fosse già di per sé mostruoso, c’è un altro particolare decisamente scioccante che rende la questione ancora più preoccupante: Aniv ha l’aids e ogni giorno che passa rischia di contagiare decine di ragazzine. Nessuno sembra preoccuparsene, nessuno ha intenzione di fermarlo. Ora che la storia ha oltrepassato i confini africani ed è giunta qui dove la civiltà dovrebbe avere la meglio, non sarebbe il caso che qualcuno sfidi le convenzioni dell’antica e obsoleta società del Malawi, prendendo finalmente le difese di queste bambine innocenti? Ad essere in pericolo non è solo la loro innocenza, è anche la salute e le aspettative di vita di intere generazioni di giovani donne.
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