Mentre impazza il dibattito sull’opportunità o meno dei vaccini e sul modo più consapevole di ricorrere agli antibiotici, spunta un super-batterio ad essi resistente. I medici lanciano l’allarme: “Se non agiamo con urgenza può essere la fine degli antibiotici”.
Il Dipartimento alla Difesa degli Stati Uniti ha individuato la specie di ‘escherichia coli’ in una donna di 48 anni della Pennsylvania, contratto probabilmente con una ospedalizzazione (anche se si sta ancora indagando sulle modalità esatta con cui la paziente avrebbe contratto il micro-organismo). Come mai tanta preoccupazione? Semplice: si tratta di un super-batterio resistente agli antibiotici che arriva negli Stati Uniti per la prima volta. Non si è resa nota la condizione di salute della donna portatrice del batterio, tuttavia è stato immediatamente lanciato l’allarme: potrebbe trattarsi della fine degli antibiotici, visto che il batterio si è dimostrato immune persino alla colistina (che è considerata ‘l’ultima spiaggia’ degli antibiotici, il non plus ultra).
Mentre si cercano altri pazienti che potrebbero essere stati contagiati dallo stesso batterio, quest’ultimo è stato definito il ‘batterio degli incubi’. Nei casi più gravi esso arriva ad uccidere il 50 per cento dei malati, anche perché il suo gene Mcr-1 può riuscire a diffondersi rapidamente sia tra le specie umane che quelle animali (i primi casi si erano verificati nel novembre 2015, quando il batterio resistente anche al colistin era stato trovato in alcuni maiali e cittadini cinesi). Un report inglese si è dimostrato particolarmente preoccupante, come espresso in una nota: “Se non cambierà velocemente qualcosa, entro il 2050 ci saranno 10milioni di vittime ogni anno a causa della resistenza dei batteri agli antibiotici”.
Mentre si ragiona sulla fine degli antibiotici, l’Italia non è affatto esente dall’allarme. Il fenomeno della resistenza ad essi è preoccupante a causa dell’abuso che ne è stato fatto (LEGGI ANCHE: ANTIBIOTICI, È ALLARME: USO SBAGLIATO E COSTANTE PERDITA DI EFFICACIA) e per tamponare situazioni particolarmente difficili si è ricorsi a medicinali più datati come la Fosfomicina, presentato in fiale e dosaggi più elevati. Questo preoccupa per la salute dei pazienti oltre che per la lievitazione dei costi: si parla ogni anno di circa 500milioni di euro solamente per le infezioni ospedaliere, con oltre 300mila casi (un numero più alto della media mondiale). Quest’ultime rappresentano spesso i casi più preoccupanti e l’impossibilità di ricorrere con successo agli antibiotici rischia seriamente di aumentare la possibilità di decesso portando il dato ad 1 paziente su 2.
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