Pachino si trova in Sicilia, in provincia di Siracusa, ed è conosciuta soprattutto per i suoi pomodori. Questo prodotto però è in crisi nera: i produttori non li acquistano più perché preferiscono quelli importati dall’Africa settentrionale, meno sicuri ma anche più economici.
Striscia la Notizia ha mandato Stefania Petyx a Pechino, in provincia di Siracusa, per ascoltare la voce dei contadini locali. Inutile dire quale sia il prodotto tipico della città: il pomodoro pachino IGP (Indicazione Geografica Protetta). In questa zona della Sicilia esistono più di 4000 aziende che si dedicano a questa coltura, che è stata definita la vera ‘punta di diamante’ dell’intera economia regionale. I titolari di queste aziende agricole si sono rivolti a Striscia la Notizia per segnalare un problema gravissimo: il settore è in crisi dal 2012, cioè dal momento in cui la Comunità Europea ha permesso ai prodotti marocchini di entrare in Europa e quindi anche in Italia.
La conseguenza di questa direttiva è stata devastante: le produzioni siciliane hanno smesso di fare reddito, visto che le industrie hanno cominciato a preferire i pomodori importati. Capire il motivo è piuttosto semplice: costano molto meno. I produttori l’hanno definita una ‘concorrenza sleale’ e leggendo il documento ufficiale europeo viene spontaneo credere che abbiano ragione. Ciò che si propone, infatti, è l’aumento delle quote di scambio dei prodotti importati con tariffe doganali bassi o pari a zero. Cosa accade, quindi, ai prodotti italiani? Rimangono invenduti e, crollata la domanda, molto spesso non vengono nemmeno raccolti. L’inviata di Striscia ha visitato alcune coltivazioni e ha ascoltato la protesta dei loro produttori, visto che la situazione appare piuttosto grave: sono a rischio oltre 2000 ettari di piantagioni, di cui una buona parte finisce inevitabilmente col marcire e con l’essere buttato via.
Ma oltre ad un po’ di sano patriottismo, perché le aziende dovrebbero scegliere di utilizzare i pomodori italiani pagandoli più che altrove? Un motivo più che valido, in effetti, c’è: i prodotti italiani subiscono moltissimi controlli e sottostanno a livelli di qualità altissimi. Si può dire lo stesso per quelli importati? Certamente no (i pomodori importati dalla Cina dovrebbero aver insegnato una severa lezione…). Basti pensare che, come ricordato dal vice presidente del Consorzio IGP pomodoro di Pachino Massimo Pavan nel servizio, in Italia sono vietati 35 prodotti utilizzati regolarmente all’estero (tra cui il bromuro di metile, un diserbante che può rivelarsi tossico). Queste sostanze fanno male sia all’uomo che all’ambiente, eppure ciò sembra non importare affatto alle industrie. L’appello dei produttori di Pachino è stato girato alle sfere più alte del governo affinché ci siano maggiori controlli alle frontiere, eppure ogni consumatore può fare la sua parte nel proprio piccolo: controllare le etichette e, ovviamente, preferire sempre il 100 per cento made in Italy.
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