La 66esima edizione del Festival di Sanremo ha deciso di lanciare segnali forti a livello sociale: dopo i nastri colorati in favore delle unioni civili (la recente campagna “Sì, lo voglio” era stata abbracciata da moltissimi volti noti) ci ha pensato Ezio Bosso a portare un messaggio ancora più forte. Il musicista e compositore è arrivato sul palco su una sedia a rotelle, scortato da Carlo Conti. Il motivo? La sua malattia neurodegenerativa, ovvero la Sla. Questa colpisce 2 individui ogni 100mila, non esistono cure in grado di annientarla e i sintomi principali sono la difficoltà nel parlare, nel deglutire e nel respirare.
La diagnosi è arrivata qualche anno fa ma non gli ha impedito di continuare a comporre ed esibirsi. In una recente intervista Bosso ha speso parole ricche di amarezza ma al tempo stesso di forza, facendo capire di che pasta è fatto: “Ho smesso di domandarmi perché. Ogni problema è un’opportunità. […] La malattia non è la mia identità, è più una questione estetica. Ha cambiato i miei ritmi, la mia vita. Ogni tanto ‘evaporo’. Ma non ho paura che mi tolga la musica. […] La cosa peggiore che possa fare è tenermi fermo“.
A Sanremo, Bosso non è stato affatto fermo. Al contrario, ha chiacchierato con Carlo Conti raccontandogli della portinaia che quand’era piccolo gli aveva predetto la partecipazione a Sanremo (lui all’epoca aveva obiettato dicendo “Ma io non canto!”) e argomentando sul suo amore per la musica: “Il mondo ha bisogno della musica? Certo, perché la musica siamo noi, la musica è una fortuna che condividiamo. Noi mettiamo le mani ma lei ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare“.
Un altro aspetto della musica da non sottovalutare è quello terapeutico: “La musica, come ha detto il maestro Claudio Abbado, è la nostra vera terapia“. Dopo le parole, sono arrivati anche i fatti. Bosso si è avvicinato al pianoforte e ha eseguito Following a bird (“Ho qualche problema con i titoli, quindi li scrivo in inglese così sembrano più belli”, ha ironizzato), un brano del suo cd uscito alla fine del 2015. L’Ariston si è commosso al punto di onorarlo con qualche lacrima e con una standing ovation alla fine dell’esibizione.
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