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Influenza intestinale, picco previsto per Natale 2015: l’alimentazione per adulti e bambini

Qualche mese fa, parlando della campagna 2015-2016 dei vaccini, il picco influenzale era stato previsto tra la fine del mese di dicembre e l’inizio di febbraio 2016. Dati alla mano, la proiezione si è dimostrata esatta e sono stati oltre 61.000 gli italiani colpiti dal virus comune e da quello intestinale solamente nelle ultime settimane. L’Istituto Superiore di Sanità sta monitorando i dati, i quali sembrano confermare che il periodo peggiore dovrebbe essere rappresentato proprio dalle festività natalizie, a cavallo tra il 2015 e il 2016.

Per l’influenza intestinale in particolar modo è previsto un vero e proprio boom, visto che il virus trova terreno fertile negli organismi resi più sensibili da stress e freddo. I bambini al di sotto dei 4 anni sono la categoria più a rischio, ma d’altronde l’epidemia è destinata a farsi largo tanto tra i minori quanto tra gli adulti. I sintomi sono i più comuni: fitte addominali (sia addome alto che basso) con possibilità di vomito e diarrea, febbre bassa o anche assente, brividi e sudorazione eccessiva. Scegliere una dieta adeguata può rappresentare la prima soluzione per sconfiggere questa fastidiosa influenza.

Prima di tutto bisogna cercare di mantenersi ben idratati, vista che la perdita massiccia di liquidi è la prima conseguenza dell’influenza intestinale. Per capire se si è disidratati o meno bisogna controllare il colore della propria urina: un colore scuro è un chiaro segno di disidratazione. Quanto al cibo, deve essere poco salato e di facile digestione: riso in bianco, patate lesse, pasta con un filo d’olio, carni bianche (pollo e tacchino costituiscono sempre la scelta migliore) cotte sulla griglia o bollite. Da evitare, ovviamente, sia i fritti che i prodotto caseari: per qualche sfizio bisognerà aspettare qualche giorno in più. Per quanto riguarda i bambini, il problema principale è il fatto che molte volte non esprimano i propri bisogni: diventa quindi necessario cercare di interpretare le sue esigenze in fatto di sete, fame e debolezza. Chiamare il proprio pediatra potrebbe sembrare un’esagerazione vista l’assenza di febbre ma non è affatto così: un consulto personalizzato è spesso la soluzione migliore.

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