I celiaci sono costretti a seguire un regime alimentare privo di glutine, oltre che ad assumere integratori e altri prodotti gluten free utili per ristabilire la flora batterica intestinale. Un’indagine della Columbia University di New York ha analizzato questa categoria e i risultati non sono stati affatto incoraggianti. Oltre la metà dei probiotici (batteri utili per intestino e mente) presenti sul mercato contiene infatti del glutine, sebbene presentino la dicitura ‘gluten free’. Di sicuro le quantità sono limitate, tuttavia rimangono tutt’altro che ‘free’. Se poi si considera che un celiaco può assumere più di un prodotto al giorno, le conseguenze alla lunga possono rivelarsi preoccupanti.
I prodotti in questione diventano in questo modo colpevoli di riacutizzare i sintomi della patologia: anziché creare una barriera protettiva all’interno dello stomaco, questo può subire dei veri e propri attacchi. Possono comparire gonfiori, crampi, irregolarità intestinale e così via. Insomma, veri e propri disagi che finiscono col minare il benessere quotidiano della persona. I ricercatori hanno sottoposto i probiotici ad un esame specifico, ovvero una cromatografia liquida con spettrometria di massa. Nella pratica, esso consiste nel separare i composti contenuti nella sostanza presa in esame al fine di rilevarne la quantità presente. Il 55 per cento dei prodotti conteneva glutine, di cui la maggior parte presentava la scritta ‘gluten free’ in bella mostra sulla scatola.
In favore dei produttori si può dire che la quantità presente era inferiore a 20 parti per milione, ovvero al di sotto della cifra prevista per i prodotti senza glutine. Nessuna infrazione delle legge quindi, visto che i parametri soglia non sono stati affatto superati. Tuttavia i malati possono essere tratti in inganno e andare incontro a disagi dei quali poi non capirebbero il motivo. Gli esperti della Columbia University si sono espressi al riguardo, manifestando dissapore pur senza allarmarsi: “I celiaci devono essere cauti nell’assumere probiotici e altri prodotti simili, poiché la loro tolleranza potrebbe essere davvero minima”. Insomma, l’invito è quello di fare attenzione alle reazioni del proprio corpo e di valutare caso per caso.
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