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L’olio d’oliva non è più quello di una volta. Meglio o peggio?

L’olio d’oliva è il condimento per eccellenza, l’unico a poter seriamente decretare il successo o meno di un piatto (può anche essere d’aiuto per rimanere incinta?). Il suo processo di produzione è cambiato radicalmente nel corso degli anni, con l’avvento della tecnologia e con il decadere di alcune professioni ‘manuali’ (basti pensare al contadino e all’allevatore). Per una volta, pensando ai vecchi metodi di produzione, non bisogna avere solo rimpianti. Nei frantoi non si seguivano standard di pulizia elevatissimi; la molazza frangeva le olive e poi stava al frangitore giudicare il prodotto che ne usciva fuori: qualora fosse stato troppo denso avrebbe aggiunto dell’acqua, se al contrario fosse risultato troppo liquido avrebbe messo una sansa (ovvero un sottoprodotto del processo di estrazione dell’olio d’oliva. È composto da bucce, scarti della polpa e frammenti di nocciolo. Insomma, non il massimo!).

Ad oggi la maggior parte delle produzioni non avviene più così. Gli elevatissimi poteri nutrizionali dell’olio hanno spinto l’intero settore agricolo ad adottare buone pratiche e accorgimenti in grado di migliorare il prodotto finale. Senza contare le cure aggiuntive che vengono riservate a quello extravergine. L’olio attualmente presente sul mercato ha prezzi competitivi, mentre per quello più artigianale sono molto più alti. Ciò è chiaramente dovuto al fatto che un prodotto buono, nella maggior parte dei casi, è anche un prodotto costoso. Gli impianti di estrazione hanno subito continue evoluzione nel corso degli anni tanto che, per una volta, non si deve rimpiangere il passato. Al contrario, chi non si è adeguato dovrebbe farlo al più presto per assicurare prodotti all’altezza delle aspettative.

Oltre che come condimento, l’olio d’oliva può essere utilizzato per la frittura o anche per nutrire i capelli. Contrariamente all’olio di palma, le polemiche sono pressoché pari allo zero. Al limite si fa un paragone tra vergine ed extravergine, ma la legislatura restrittiva (vige l’obbligo di etichette chiare che specifichino la provenienza delle olive e l’ubicazione del frantoio impiegato per la produzione) permette per una volta di poter dormire su sette cuscini.

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