RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO.
Sono circa 10mila gli interventi eseguiti ogni anno in Italia per correggere le cosiddette “orecchie a sventola”, ossia i padiglioni auricolari prominenti (dati Aicpe 2014). Per molti di questi è però necessario un ritocco a distanza di anni, in quanto sono realizzati con la tecnica tradizionale. Esiste però un intervento alternativo che è definitivo: per eseguirlo è necessaria più esperienza, ma i risultativi sono ottimali e duraturi. “Spesso il paziente non ha la consapevolezza che esistono più modi per eseguire l’otoplastica e si dà quasi per scontato che un secondo ritocchino sia inevitabile: anche nel caso del presunto ricorso al chirurgo plastico di Stefano De Martino, ex ballerino di Amici e marito della showgirl Belen Rodriguez, riportato da alcuni giornali si è parlato di un ‘ritocchino’ dopo un intervento di otoplastica eseguito anni prima. È bene sapere, invece, che esistono diverse tecniche per correggere questo inestetismo: oltre a quella, più praticata, con i fili non riassorbibili, anche la tecnica con il rimodellamento della cartilagine che è definitiva”, dicono Antonio Cella e Chiara Botti, chirurghi plastici della clinica Villa Bella a Salò (Brescia).
La tecnica più utilizzata per correggere le orecchie a sventola prevede l’utilizzo di fili di sutura non riassorbili, con cui si “ancorano” le orecchie prominenti alla nuca. Può succedere tuttavia che i fili diano fastidio al paziente, che si rompano vanificando l’intervento oppure che conferiscano una forma innaturale tipo “orecchie pinzate”. Esiste poi la tecnica che prevede il rimodellamento della cartilagine: richiede una mano più esperta e circa mezz’ora in più in sala operatoria, ma dà risultati definitivi e ottimali dal punto di vista estetico. Il post operatorio è identico e anche il prezzo. “Per evitare recidive e altri problemi, nella nostra clinica, Villa Bella, interveniamo sulla cartilagine: è un intervento più difficile, ma il risultato è ottimale e duraturo” conclude Cella.
A richiedere l’intervento sono bambini, anche in età prescolare, e gli adulti che hanno raggiunto l’indipendenza economica: “Le cosiddette “orecchie a sventola” possono generare imbarazzo fin dall’età scolare: il fatto di essere presi in giro dai compagni, di sentirsi diversi e insicuri, è tra i motivi alla base dell’eticità dell’intervento, che può essere praticato senza problemi già alle elementari“, spiega Antonio Cella, chirurgo plastico a Villa Bella. Anche se rivolto alla correzione di una malformazione, l’intervento è puramente estetico.
Tecnicamente, consiste nella modificazione della curvatura delle cartilagini che danno la forma alle orecchie: si esegue un’incisione dietro l’orecchio, nel solco retroauricolare. In questo modo, a guarigione avvenuta, le cicatrici non sono più visibili. Tramite l’incisione si accede alla cartilagine, che viene ripiegata all’indietro, in modo da ricreare la struttura chiamata “antelice” che di solito manca o è molto ridotta nelle orecchie a sventola. Si fissano quindi la nuova posizione con dei punti di sutura e, solo nel caso in cui sia troppo sviluppata, si asporta anche una piccola porzione di cartilagine della conca. Al termine dell’intervento si sutura la cute e si applica una medicazione contenitiva “a turbante” che deve essere indossata per quattro giorni. L’intervento ha una durata complessiva di circa 45 minuti e generalmente si effettua in anestesia locale. Se il paziente è molto agitato si somministrano anche dei farmaci sedativi.
Il dolore non dura più di uno o al massimo due giorni ed è controllabile con gli antidolorifici. Una volta tolte le bende, al quarto giorno, il paziente può riprendere le attività consuete e le orecchie, un po’ gonfie, ma in genere presentabili, possono restare scoperte. Nel mese successivo all’intervento si consiglia di indossare durante la notte, una fascetta elastica che tenga le orecchie nella posizione corretta. Il risultato ottenuto è definitivo e non sono necessari ritocchi negli anni successivi.
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